Annullata l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma con cui, l’11 marzo scorso, era stata confermata la misura del carcere per Raffaele Iavazzi, 31 anni, di Napoli, accusato di favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del boss Gaetano Marino, ucciso con dieci colpi di pistola sul lungomare di Terracina il 23 agosto dello scorso anno.
Mentre le indagini volte a far luce sull’esecuzione di “Moncherino” proseguono, sembrano i vicini i domiciliari per l’unico arrestato. Marino, fratello del boss Gennaro “’o McKay”, lo scorso anno era in vacanza a Terracina, come suo solito, con la famiglia. Ricevuta una telefonata sul cellulare, fece appena in tempo a uscire da uno stabilimento balneare e salire sul marciapiede che, proprio mentre parlava con Iavazzi, venne crivellato di colpi.
L’inchiesta della Dda si è subito concentrata sullo scontro interno agli Scissionisti, tra il gruppo Abete-Notturno-Abbinante-Aprea e Vanella Grassi-Marino-Leonardi per il controllo della piazza di spaccio delle Case Celesti, a Scampia. A febbraio l’arresto di Iavazzi, accusato di favoreggiamento dei clan camorristici per aver negato agli investigatori di conoscere l’identità dell’assassino mentre, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, sarebbe emerso il contrario, compreso il fatto che dopo circa un mese dal delitto il 31enne avrebbe incontrato casualmente il killer restando profondamente scosso.
Iavazzi aveva impugnato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, che era stata però confermata dal Riesame. Ad accogliere le richieste della difesa è stata ora la Cassazione. Non ritenendo il 31enne inserito nei clan, conoscendo Marino soltanto per aver fatto spettacoli pirotecnici richiesti da quest’ultimi e altri affiliati, e non essendo il carcere l’unica misura possibile, la Suprema Corte ha annullato l’ordinanza e rimesso gli atti al Tribunale della libertà per un nuovo pronunciamento, in cui valutare la richiesta degli arresti domiciliari.
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