
Condannato a quindici anni di reclusione, con l’accusa di aver concorso nell’omicidio di Matteo Vaccaro, Fabrizio Roma non si arrende a restare in carcere e, dopo essersi visto respingere la richiesta dei domiciliari dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, ha ora fatto appello al Riesame.
Per i giudici, il 31 gennaio 2011, al Parco Europa un incontro tra i fratelli Vaccaro e i sei imputati – Alex Marroni, Francesco D’Antonio, Matteo Ciaravino, Paolo Peruzzi, Fabrizio Roma e Gianfranco Toselli – per comporre un dissidio sorto tre giorni prima nel ristorante dei Vaccaro tra quest’ultimi e il cugino di D’Antonio, si sarebbe trasformato in spedizione punitiva. Marroni, con una pistola a lui fornita da D’Antonio, avrebbe fatto fuoco e ucciso Matteo Vaccaro.
Per la Corte d’Assise un delitto del quale, oltre a Marroni e D’Antonio, sarebbero responsabili anche gli altri quattro giovani presenti quella notte nel parco di Latina. Roma, parlando in aula, aveva respinto ogni accusa e si era dichiarato estraneo alla morte dello studente-ristoratore.
Inutile. E’ stato condannato a quindici anni di reclusione per l’omicidio ed è stato assolto dall’accusa di concorso in detenzione illecita della pistola. La Corte d’Assise, sciolta la riserva, ha poi respinto la richiesta di arresti domiciliari per l’imputato fatta dal difensore, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, ritenendo il ragazzo, anche alla luce della condanna inflitta, un soggetto pericoloso, che non può stare in un appartamento. Tesi contrastata dalla difesa.
Gli avvocati Cardillo Cupo e Aurelio Cannatelli hanno ora fatto appello al Riesame, precisando che ai domiciliari già si trovano due coimputati a cui sono state inflitte condanne più pesanti di quella di Roma, Francesco D’Antonio e Paolo Peruzzi. L’udienza davanti al Tribunale della libertà è fissata per il prossimo 21 agosto.