E’ singolare quanto si registra ormai da qualche tempo nelle acque del golfo di Gaeta. Un fatto del quale si è fatto portavoce il consulente del settore Pesca e Acquacoltura, Erminio Di Nora, manifestando anche il disagio dei mitilicoltori.
“Le orate hanno il ‘pranzo servito’ quotidianamente – dice Di Nora -. Prediligono, infatti, le cozze dei mitilicoltori di Gaeta. Negli ultimi anni sono arrivate ad abbattere drasticamente la produzione di cozze e di seme, con punte che hanno raggiunto anche il cinquanta per cento”.
Ad acuire il fenomeno sarebbe il considerevole incremento numerico della specie. “Sono fameliche, voraci, e a centinaia – spiega ancora il consulente -, con i loro denti forti e aguzzi, triturano i gusci e fanno del frutto un solo boccone. Alcuni allevatori, per similitudine, le assomigliano ai piranha, proprio per la loro aggressività nel consumare velocemente la ‘preda’”.
Le condizioni di vita che il mare del Golfo offre alle orare sembra favorevole. Anche troppo. Tanto che “tra il cibo destinato all’allevamento dei pesci e la presenza delle cozze nel Golfo, le orate sono messe all’ingrasso, e non avendo problemi di cibo, e in considerazione che la pesca professionale è proibita nei vivai, il loro numero è in continuo aumento, così come le cozze in costante diminuzione. Nel cercare di porre rimedio a una questione divenuta insostenibile, la proposta avanzata da molti operatori – dichiara Di Nora – è quella di permettere ai pescatori sportivi, in numero limitato e a turnazione, di accedere agli impianti per pescare le orate”.
Una eventualità quest’ultima da concepire non senza tutele perché “nel fare la domanda, il pescatore sportivo si assumerebbe l’onere di pagare la polizza assicurativa per eventuali danni causati ad altri o a se stesso, per incidenti che possono accadere all’interno degli impianti. Ogni pescatore potrebbe – precisa l’esperto del settore – essere dotato pertanto di una scheda di riconoscimento”.
D’altro canto situazioni analoghe si sono già registrate altrove. “La Capitaneria di Porto di Rimini, il 2 luglio 2012, ha emanato – ricorda Di Nora – l’ordinanza numero 54 con la quale autorizza la pesca ricreativa con la canna all’interno del vivaio di mitilicoltura di Rimini. Il progetto è stato autorizzato dalla Regione Emilia Romagna che ha percepito l’interesse turistico/economico dell’iniziativa, ed è stato disciplinato dal comandante Giorgio Castronovo della Capitaneria di Porto di Rimini, che già in passato ha manifestato la sua sensibilità nei confronti della pesca ricreativa semplificandola nei porti del suo Compartimento attraverso idonea ordinanza che prevede l’obbligo di avere la sola ricevuta di adesione al censimento della pesca ricreativa “.
In conclusione il consulente della pesca e dell’acquacoltura chiede, insieme ai mitilicoltori del Golfo di “aiutarci ad eliminare quanto prima tale disagio, confidando nell’operatività e nella collaborazione della Guardia Costiera di Gaeta, così come è sempre avvenuto”.