L’Italcraft di Gaeta è stata dichiarata fallita ieri dal tribunale di Latina. O quasi. Perché il parere negativo che sancisce la sospensione definitiva dell’attività di produzione di barche su lungomare Caboto non è da considerarsi del tutto tombale, anche se in realtà l’ultimo passaggio è esclusivamente formale e consiste nel rimandare l’esito finale del giudizio sull’istanza di fallimento alla Camera di Consiglio dello stesso tribunale che nel giro di qualche ora, al massimo qualche giorno, dovrebbe mettere la parola fine
Tuttavia questa volta sembra davvero essere arrivati alla chiusura del sipario sulla lunga controversia giudiziaria, imprenditoriale, occupazionale, sindacale e politica che ha visto coinvolti gli storici cantieri navali gaetani. Eppure prima di decretare il fallimento dell’Italcraft il giudice Roberto Amatore ha dovuto prendere in considerazione ben due nuove offerte arrivate sul gong quando invece si pensava che non ne arrivassero più. Anche se più che offerte sarebbe più corretto definirle due dichiarazioni di intenti.
Infatti le due proposte, poi rigettate, non avevano nessuna vera garanzia tale da assicurare un futuro concreto all’attività produttiva. Niente piano industriale, nessuna fideiussione bancaria, nessuna certezza di occupazione per le maestranze. Niente, se non deboli proposte di acquisizioni per rilanciare il sito. Ma ciò non può bastare per evitare il fallimento.
Autori delle proposte, oltre alla Cnri che una simile proposta, poi analogamente rigettata, l’aveva già presentata solo qualche giorno fa, si è aggiunto anche un gruppo imprenditoriale con sede a Lanciano. Si procede a enormi passi a questo punto verso la perdita di ben 46 posti di lavoro mentre i dipendenti proseguono con la loro occupazione ad oltranza del sito.
Anche perché a questo punto dopo aver archiviato definitivamente ogni speranza di salvezza del vecchio posto di lavoro, bisogna tenere alta l’attenzione su ciò che avverrà la prossima settimana a La Pisana, dove le parti sociali, Luigi Coppola della Filca Cisl, Carmine Zazzero della Fillea Cgil e Massimo Purificato della Feneal Uil, presenti anche ieri in tribunale, svolgeranno un incontro interlocutorio con le istituzioni regionali per capire se ci sono i margini per attingere a nuovi fondi per la cassaintegrazione a procedura concorsuale. Con il rischio che questa non venga riconosciuta.
Uno scenario drammatico che potrebbe aprirsi su una situazione già disperata per chi è appena rimasto disoccupato. Il passo successivo sarà poi capire quale destino produttivo attende i cantieri navali. Di certo i lavoratori non molleranno la rivendicazione di un diritto che vanno proclamando oramai da tempo, quello di ottenere ogni possibile nuova occupazione nell’ambito di nuova attività produttive o in quel sito o dovunque altro in città se ne creeranno le condizioni.