GAETA, SPIAGGIA DI SANT'AGOSTINO: STAGIONE NUOVA, PROBLEMI VECCHI PER I TITOLARI DI MINI CONCESSIONI

La stagione estiva inizia solo ora ad affacciarsi, accompagnata dal piano di utilizzazione degli arenili che a Gaeta mancava da trent’anni, e che sta scatenando le prime proteste proprio in concomitanza con i primi bagni. Ad aprire le contestazioni sono i titolari delle cosiddette miniconcessioni, o alcuni di essi. In particolare quelli che operano sulla spiaggia di Sant’Agostino che, a differenza ad esempio della spiaggia di Serapo, vivono una situazione a se stante. Infatti sulla piana di questi mini concessionari se ne contano sei, più o meno lo stesso numero di Serapo, ma sono le condizioni di lavoro a scontentare gli operatori di Sant’Agostino.

Diversi i motivi. Dicono di essere obbligati per legge a rispettare gli stessi dettami prescritti per le concessioni vere e proprie, i lidi, ma che a differenza loro non godono degli stessi vantaggi. Anzitutto in virtù di una sorta di concorrenza sleale di analoghi esercenti che invece di avere in concessione una porzione di demanio marittimo per l’esercizio dell’attività consentono il noleggio di sdraio e ombrelloni direttamente dalla strada mentre questo tipo di attività potrebbe essere effettuata solo dalle rispettive proprietà private lasciando poi all’avventore l’onere di portarsi in spiaggia l’attrezzatura noleggiata.


Lamentano inoltre di essere costretti in appena sei di loro, titolari delle mini-concessioni, a reggere il peso delle responsabilità civili e penali dei bagnanti dalle quali sono invece escluse tutte le altre attività, come ad esempio i molti ristoranti presenti sul litorale che hanno anch’essi le autorizzazioni per il rilascio a noleggio di ombrelloni e lettini ma che non hanno l’obbligo di fornire un servizio di salvataggio. Infatti tali concessionari devono essere in possesso del brevetto di salvataggio in mare per offrire in cambio della concessione il servizio di bagnino.

Ad alcuni di loro era stato promesso inoltre di poter usufruire di una norma secondo la quale sarebbe stato possibile installare gazebi di ristoro nelle proprie aree di competenze nelle quali poter effettuare anche la vendita di cibi e bevande. Ma ancora nulla. Un volume di affari che si assottiglierebbe perciò sempre più. Da questa constatazione alcuni di loro stanno pensando di ricorrere alle vie legali mettendo a conoscenza della situazione addirittura la Procura di Latina con la redazione di un esposto esplicativo con il quale sollecitare l’autorità giudiziaria ad indagare su quanto avviene. Una serie di fattori, a loro dire, che danneggerebbero in maniera sostanziale i propri introiti ormai ridotti all’osso e che gli impedirebbero perciò di “lavorare con dignità”.