Presto il Centro Trasfusionale dell’ospedale Dono Svizzero di Formia sarà dotato di un tecnico per le emergenze sangue che possono verificarsi durante la notte e nelle giornate festive.
Un criticità a cui la dirigente sanitaria del nosocomio Marina Capasso sta già provvedendo pur non potendosi troppo sbilanciare, considerate le ristrettezze economiche del periodo: “L’azienda sta decidendo una riorganizzazione complessiva – spiega – e tra le scelte da fare c’è anche quella di dotare di un tecnico, che manca da tre anni, il Centro Trasfusionale in modo che tutti i reparti ospedalieri possano accedere al servizio in qualsiasi ora. Conto che sapremo risolveremo il problema quanto prima, ce ne stiamo già occupando”.
Un anno dopo il rischio chiusura, dunque, vedesi decreto 92 dell’ex governatore regionale Polverini poi ritirato grazie alla sollevazione “popolare” nel territorio del basso Lazio, una nuova buona notizia per la struttura diretta dalla responsabile Giovanna Biondino che già, in termini di qualità del servizio, possiede l’Iso 9000, unico reparto del nosocomio.
Una soluzione che andrebbe a colmare le distanze e la scarsa viabilità tra Formia e Latina, dove il centro cui è legato il sud pontino, è attivo H24, e che con un tecnico sempre presente ridurrebbe drasticamente i tempi di intervento fornendo un migliore servizio a tutta l’utenza. Attualmente, infatti, il Centro conta due medici, Giovanna Biondino e Emanuela Ricci, tre tecnici, una biologa e due infermieri. Personale ridotto e che, ciononostante, lavora intensamente dal lunedì al sabato con una professionalità e cortesia che i “numeri” fatti registrare negli ultimi anni di fatto già riconoscono.
Nel dettaglio allo stato sono circa duemila i donatori di sangue l’anno che si presentano volontariamente nella struttura, circa dodici al giorno, e non solo. Soprattutto il numero delle persone che richiedono una trasfusione ambulatoriale o terapie specifiche come la salassoterapia è in costante aumento passato da due a cinquanta nel breve giro di due anni, anche in considerazione dell’innalzamento dell’età media.
“Chi ha bisogno deve avere un servizio di qualità vicino casa – spiega la responsabile Biondino –, e noi ci adoperiamo perché questo avvenga”. Anche con l’innovazione tecnologica che ha portato il Centro a passare, contro le carenze d’organico, da un sistema manuale ad automatico in via telematica così da garantire un costante confronto con i colleghi del capoluogo.
E una volta di più va infine sottolineata l’opera dei volontari, non solo per le donazioni di sangue, ma anche per l’ “arredamento” che negli ultimi anni hanno regalato alla struttura: televisione, due poltrone, una bilancia. Una buona sanità a cui gli operatori ogni mattina rispondono offrendo di tasca propria il caffè ai donatori. Piccoli gesti che migliorano il rapporto paziente – personale e strappano un sorriso anche nelle situazioni più delicate.