L’Inps è stata condannata a riconoscere l’invalidità e a pagare tutti gli arretrati di indennità di accompagnamento a una 42enne di Gaeta. Questo il parere del giudice della sezione controversie del lavoro del Tribunale di Latina Alessandro Gatani che ha dato ragione alla donna affetta da cancro ricorsa alla giustizia per opporsi al parere dell’istituto nazionale di previdenza sociale che le aveva negato, dopo valutazione medica, l’indennità di accompagnamento.
Così è arrivata la sentenza di condanna per l’ente previdenziale depositata presso il Tribunale di Latina nei giorni scorsi. Una vera e propria ingiustizia secondo la donna, affetta da carcinoma e quindi obbligata a sottoporsi a estenuanti cicli di chemio e radioterapia, che decide così di rivolgersi al tribunale di Latina, avvalendosi della difesa degli avvocati Francesco Ferraro e Daniele Lancia di Formia. Ma il giudice prima di esprimere un giudizio nel merito della richiesta della donna, si riserva di chiedere a sua volta un parere specialistico al consulente tecnico d’ufficio del Tribunale che, con una dettagliata relazione esprime chiaramente un parere incondizionatamente a favore del riconoscimento pieno dell’invalidità della ricorrente e quindi del suo diritto a percepire l’accompagnamento come previsto per legge.
Un concetto che lo stesso Ctu nelle due pagine di relazione ripete più volte per rafforzare l’evidenza dello stato di salute della 42enne che viene riconosciuta perciò in diritto di percepire anche tutti gli arretrati salvo tornare poi di fronte alla commissione medica dell’Inps nell’ottobre prossimo per revisionare il suo stato di salute e quindi lo stesso diritto di continuare a percepire l’indennità. Tanto è vero che non viene sollevata alcuna eccezione o opposizione alla relazione tecnica del consulente.
Così il giudice non può far altro che conformarsi e omologare il parere chiaramente a favore della donna redatto dal consulente tecnico, riconoscendo la corresponsione di una cifra pari a circa 500 euro dell’Inps che va calcolata per un periodo di due anni e comunque fino all’ottobre prossimo. Una somma complessiva di circa 12mila euro ai quali vanno aggiunti altri mille euro di spese legali e le spese per la consulenza effettuata dal Ctu a carico sempre dell’istituto previdenziale.
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