FONDI, LA STORIA DI ANNA TRA UNO SFRATTO E L'ALTRO

sfrattoStorie come quella che leggerete adesso, alla fine vi faranno dire: “La solita litania, niente di nuovo sotto il sole”. Ma nel paese che ha dato i natali all’autore de “Il Gattopardo”, queste ancora oggi hanno il sopravvento, proprio perchè c’è chi ne ha fatto una ragione di vita. Se volessimo dare un inizio a questa prassi tutta italiana (quando il made in Italy è un motivo di discredito), ci perderemmo nella notte dei tempi.

Per conoscerne i personaggi, basta appostarsi – anche involontariamente – un giorno qualsiasi fuori dalla casa comunale. Gente di ogni risma e stato sociale, “vive” di questo. Avete capito bene: ci vive. Il loro unico scopo è il lamento, continuo e perpetuo, neanche fosse una preghiera. Senza futuro, senza sogni nel cassetto. Ma arrivare alla fine della giornata e poter dire: ho vissuto anche oggi. Se gli chiedi che lavoro fanno, non saprebbero neanche loro se dire: “Sono disoccupato” sia il termine giusto. Così farfugliano un pensiero spesso sconnesso dalla realtà, adducendo colpe alla società, neanche fosse questa la responsabile dei loro mille guai. Non vogliamo qui fare un trattato di sociologia spiccia e neanche ci interessa. In questo nostro, vogliamo dare voce ad una cittadina, Anna A., che vive una situazione di disagio permanente.


Anna è una donna vissuta, ormai vicina al mezzo secolo di vita. Ci accoglie nella casa della madre, dove vive per evitare l’onta della strada. I suoi occhi sono lo specchio del suo dramma, non solo interiore. In noi trova una valvola di sfogo. Si libera di tutti i pensieri negativi e quando ci saluta sembra anche risollevata. Spesso i drammi peggiori sono proprio dentro di noi e poterli far uscire, ci aiuta a vedere una luce, dove prima era solo buio.

Il suo disagio parte da lontano. Nel luglio 2010 prende in affitto un appartamento in una zona centrale di Fondi. I primi tempi, non ci sono stati problemi: pagamenti regolari e precisi. Tutto era perfetto. Almeno all’apparenza. In un quadro idilliaco ecco entrare una donna, titolare di un’agenzia immobiliare di Fondi (da dove la stessa Anna ha preso in affitto l’immobile), che inizia a infastidirla (eufemismo), facendogliene di ogni colore, in una escalation degna più di un basso napoletano degli inizi del ‘900, che di un paese di provincia. Forse proprio perchè l’ambiente è piccolo, la mente ha bisogno di sfoghi e allora ci si rivolge al dispetto per riempire i propri vuoti, spesso più dell’anima che altro.

Questa donna inizia a lasciare sacchetti dell’immondizia fuori dalla porta, escrementi e viveri andati a male. Il motivo rimane ancora adesso inspiegabile. Nel novembre 2011, Anna inizia ad avere problemi nel pagare quanto dovuto al proprietario dell’appartamento e da quel momento iniziano guai ben peggiori. La donna di cui sopra, inizia a disturbarla in maniera a tratti ossessiva, tanto da portare Anna a rivolgersi alle forze dell’ordine per mettere un freno alle angherie. Tra insulti e dispetti, i mesi passano e vivere in quell’appartamento diviene sempre più difficile.

Tramite alcune amicizie, Anna conosce l’avvocato Arcangelo Peppe (attuale assessore ai servizi sociali) per trovare una soluzione legale al dramma che sta vivendo a causa dei soprusi che subisce ogni giorno. Con l’aiuto di quest’ultimo presenta regolari denunce all’autorità giudiziaria. In attesa che un giudice possa dare loro udienza per risolvere questa querelle.

La vicenda con questa donna si chiude il 16 gennaio 2013, quando Anna è costretta, causa morosità di alcune mensilità non pagate, a lasciare l’immobile. Nel frattempo Anna si era rivolta al Comune per trovare una soluzione al suo problema abitativo e non solo.  Tramite alcuni dirigenti riesce ad avere un camion per il trasloco e va ad alloggiare in un altro appartamento. Ma anche qui le cose non vanno per il meglio e arriviamo ai giorni nostri. Anna si rivolge all’assessore ai servizi sociali, proprio Peppe, e chiede di trovare una soluzione condivisa a questo problema che diventa ogni giorno più impellente.

Tra promesse e incontri Anna ancora adesso vive in uno stato di disagio enorme e chiede a gran voce una soluzione nel più breve tempo possibile. Il tempo delle chiacchiere per lei è finito. Il tragitto della sabbia nella sua clessidra è terminato. I fatti devono prendere il posto delle parole. Il suo timore peggiore è rendere permanente un incubo a cui lei vuol mettere la parola fine.

Anna si è rivolta a noi, nella speranza che il suo grido di dolore arriva ad orecchie attente che si prendano cura del suo problema e sappiano ascoltare in primis ciò che in questo momento le preme maggiormente: essere una donna con la propria dignità.