IL PUNTO DELL'ESPERTO: CHI E' LO STALKER, COME DIFENDERSI

*Simona Maiello, dott.ssa in psicologia clinica e dello sviluppo*
*Simona Maiello, dott.ssa in psicologia clinica e dello sviluppo*

Un giovane di Latina è stato identificato dalla Polizia Postale con l’accusa di stalking nei confronti di una giovane donna. Dalle dichiarazioni sembra che il ragazzo abbia iniziato a mostrare atteggiamenti minacciosi e controllanti da novembre scorso.

Il fenomeno dello stalking consiste nel mettere in atto comportamenti persecutori nei confronti di una persona con la quale c’è stata una relazione e alla base ci sarebbe il desiderio di continuare ad averla o volerla iniziare nonostante la persona mirata non abbia lo stesso desiderio e quindi non  lo voglia.


Nel nostro caso lo stalker si pone come obiettivo quello di voler probabilmente iniziare una relazione di tipo intimo di natura sessuale con la vittima. L’atteggiamento persecutorio è guidato dall’ossessione di una determinata persona che porta lo stalker ad avere comportamenti onnipresenti nella vita dell’altro. Bisogna tener presente che anche quando si tratta di semplici telefonate o l’invio di sms la vittima presenta un elevato rischio non solo riferito alla violenza psicologica ma, nei casi più gravi, si può addirittura arrivare alla violenza sessuale propriamente detta.

L’atteggiamento dello stalker  spesso viene definito “incoerente” pertanto, essendo un fenomeno non omogeneo, risulta difficile far rientrare il “molestatore” in una categoria diagnostica o far riferimento ad una patologia mentale ben precisa.

Ritengo opportuno sottolineare che l’autore di tali condotte devianti potrebbe essere già noto alle forze dell’ordine e agli operatori sanitari per un disturbo di personalità di tipo borderline il quale si caratterizza da un’instabilità pervasiva dell’umore, delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé, dell’identità e infine del conseguente comportamento. Le caratteristiche di fissazzione presenti nello stalker portano lo stesso a mostrare delle vere e proprie convinzioni di natura delirante che gli comunicano la possibilità di  poter avere una relazione con la persona oggetto della sua fissazione.

L’atteggiamento preventivo che, idealmente, dovrebbe assumere la vittima, consiste nel rivolgersi immediatamente alle forze dell’ordine senza pensare neanche per un secondo di poter risolvere il problema da sé. E’ sconsigliato o meglio pericoloso rispondere allo stalker con toni aggressivi ma, al contrario, bisogna cercare di esprimersi in modo pacato e chiaro.

Mettere in atto comportamenti di rifiuto o avere l’oggettiva falsa credenza di essere in grado di voler far ragionare l’altro, non porta ad alcun risultato  se non in senso negativo. Nel momento in cui la persona/partner ideale mette in atto una resistenza, ciò viene vissuto dallo stalker come una sorta di rifiuto che risulta intollerabile da parte dell’Io, che a sua volta si difende indossando una sorta di “maschera” tale da allontanare la reale percezione dell’altro rifiutante, spingendolo così a reiterare i comportamenti ossessivi pur di raggiungere l’oggetto di fissazione che come fine ultimo ha una “relazione desiderata”.

scritto da: Simona Maiello, dott.ssa in psicologia clinica e dello sviluppo