***AGGIORNAMENTO***Il personale della Polizia Giudiziaria di Latina, a conclusione di una serie di particolareggiate indagini finalizzate alla prevenzione ed alla repressione dei crimini commessi in ambito postale, ha identificato e denunciato all’autorità giudiziaria di Latina per i reati di peculato, truffa falsità materiale ed ideologica, nonché soppressione ed occultamento di atti, G.M. Di 52 anni ex impiegato di poste italiane residente a Nettuno, responsabile di alcuni episodi legati alla simulata vidimazione di bollettini postali in conto corrente sui quali ha pensato bene di apporvi timbri non conformi agli originali per poi appropriarsi del corrispettivo importo versato da ignari utenti.
Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia presentata da una coppia di anziani residenti in un borgo limitrofo al capoluogo pontino che nel dicembre 2012 si sono visti contestare dalla società pubblica di riscossione tributi ”equitalia”, l’omesso versamento di rate che ricordavano invece di aver regolarmente pagato presso l’ufficio postale della città di residenza.
Episodio questo poi seguito da altra denuncia presentata da una coppia di giovani residenti a Cisterna di Latina, che analogamente ai primi avevano anch’essi subito il medesimo raggiro scoperto a seguito delle reiterate richieste di pagamento rivolte prima dall’agenzia delle entrate di Latina ed in seguito dalla società equitalia che aveva loro notificato un’apposita cartella esattoriale.
Nel corso delle indagini è stata così scoperta l’ingegnosa truffa messa in atto dall’ex impiegato già licenziato a giugno 2012 per fatti analoghi, consistita nell’aver falsamente vidimato i bollettini esibiti dalle coppie apponendovi timbri cosiddetti “guller” anziché autenticarli, come previsto tramite l’apparecchiatura elettronica in dotazione all’ufficio che ne avrebbe così documentato il compiuto pagamento sul sistema telematico di poste italiane e certificato l’accredito delle imposte sul conto corrente della società pubblica incaricata per il recupero delle somme.
Così facendo, avendo semplicemente simulato i relativi versamenti eseguiti dalle vittime, si è quindi appropriato delle corrispettive somme per un totale di 1300 euro sborsate in varie tranche dai quattro malcapitati convinti di aver regolarmente assolto ai propri obblighi e senza accorgersi che in realtà le timbrature impresse sulle matrici rimaste in loro possesso riportavano mere impronte postali non conformi a quelle previste per quel genere di versamento.
E’ stato inoltre accertato che l’infedele impiegato, nel tentativo di occultare ogni possibile traccia dei delitti ha peraltro eliminato le copie delle matrici che sarebbero dovute invece rimanere archiviate presso le strutture di poste italiane a futura riprova degli avvenuti versamenti da parte dei relativi utenti.