Cinque medici degli ospedali di Gaeta e Formia sono comparsi ieri presso il Tribunale di Gaeta per rispondere della morte, avvenuta il 13 novembre del 2006 per una trombo – embolia polmonare non riscontrata, dell’allora 38enne di Sessa Aurunca Valter Simeone. Un processo da tempo incardinato ma che vive una fase di “stop and go” causa la necessità di rinnovo dibattimentale chiesta da alcune delle difese a seguito del cambio del giudice presso il Tribunale di Gaeta.
Una norma prevista dal codice di procedura penale ma che, anche nell’udienza di ieri, non ha proposto alcuna novità stante che gli unici due teste comparsi in udienza, non hanno che potuto rinnovare quanto già dichiarato precedentemente. Unico risvolto la richiesta da parte di uno degli avvocati della difesa di proscioglimento del proprio assistito che il giudice Menichetti ha però rigettato proprio a causa della necessità di rinnovazione dibattimentale.

A rispondere dunque dell’accusa di omicidio colposo i medici in servizio all’epoca presso il Pronto Soccorso del Dono Svizzero G.R. e C.N., l’oggi ex primario dell’unità operativa di medicina generale dell’ospedale di Gaeta, e per cui è stato chiesto il proscioglimento da parte della difesa, V.V., il medico in servizio di pronta disponibilità M.L., e il medico anestesista in servizio, sempre a Gaeta, C.B..
Secondo l’accusa, nel processo è costituita parte civile la moglie dell’uomo deceduto, G.R. e C.N. avrebbero tenuto una condotta negligente avendo effettuato una “diagnosi di epatopatia e dispnea sulla base del quadro sintomatologico denunciato dal Simeone, mentre, tenuto contro dell’età del soggetto e della complessa patologia di cui era portatore (talassemia), nonché della sintomatologia riferita (dispnea) avrebbero dovuto effettuare approfondimenti diagnostici con un esame TC o un esame scintigrafico perfusionale”.

V.V., M.L. e C.B., invece, presso l’unità operativa di medicina generale dell’ospedale di Gaeta, ove Simeone giungeva alle 20.45 del 12 novembre 2006, “nonostante un quadro di dispnea persistente, di un episodio di lipotimia e di frequenza cardiaca elevata, non effettuavano alcuna ulteriore indagine diagnostica, salvo una richiesta di esami ECG e EGA alle 22.15, quando il paziente era già in stato di shock”.
Inoltre, secondo l’accusa, durante tutto il periodo del ricovero presso l’ospedale di Gaeta “non eseguivano le indagini necessarie alla diagnosi di trombo – embolia polmonare, che, ove fosse stata effettuata tempestivamente, avrebbe impedito l’evento morte”.
L’udienza è stata rinviata al prossimo 8 maggio per l’audizione degli ultimi teste del pm e la rinnovazione testimoni. Quindi, seguiranno i periti di parte civile e difesa.