Non solo risorsa, perché in alcuni posti il mare può essere anche un problema serio. Ancor di più a Ponza dove tra vicende giudiziarie, denunce, sequestri, aggressioni e arresti ora le polemiche si stanno scatenando su un argomento tanto strategico quanto controverso. Quel piano di utilizzazione degli arenili dove, come da tradizione nei luoghi a forte vocazione marittima, per gli interessi che muove e le lobby che li gestiscono, ha già mietuto altrove e non troppo lontano celebri vittime. Da citare l’esempio Gaeta dove a saltare è stato addirittura il vicesindaco e assessore all’economia del mare redattore proprio del Pua Giovanbattista Balletta.
E proprio col Pua la nuova amministrazione di Vigorelli, si è voluta dal primo momento fare portatrice di una nuova gamma di valori inneggianti alla legalità, non appena subentrata dopo le incredibili vicende e gli arresti della passata amministrazione e il sistema clientelare Ponza. Infatti questo Pua soppianta quello del 2011, abrogato al pari del regolamento di utilizzo del Demanio marittimo, perche individuati come i principali catalizzatori di tutti gli affarismi dei faccendieri isolani.
Ora, i punti che stanno maggiormente concentrando il dibattito riguardano la spiaggia di Sant’Antonio, con la relativa delocalizzazione delle attività che attualmente la occupano, la nuova e mal digerita struttura del porto Borbonico, il catenario di Cala Feola, lo spazio per i noleggiatori di Le Forna. Senza dimenticare le varie querelle come quella sollevata dall’associazione A Priezza che sta rivendicando con forza chiarimenti in merito ai tempi di realizzazione delle scogliere.
Ma in questa bagarre non sono mancati i confronti, in particolare tra l’attuale piano e quello precedente. La localizzazione dei campi boa è rimasta più o meno la stessa, sono stati eliminati i due atolli sperimentali e alcune piattaforme e passerelle stagionali in legno per ampliare le zone di balneazione in sicurezza dal rischio caduta massi. E su questo aspetto dovrebbe segnalarsi il fatto che questo piano sembra limitarsi strettamente allo stato di fatto sancito dal piano di assetto idrogeologico, senza ipotizzare le zone recuperabili con interventi di mitigazione del rischio.
Ma andiamo al cuore della questione. Su Le Forna, partiamo da Cala Feola, dove parimenti tra i due piani, c’è un compromesso tra la vocazione alla balneazione della baia, piscine e spiaggetta, e la necessità di attracco di numerosi natanti a ridosso dell’unica scogliera – peraltro ancora formalmente sotto sequestro – di tutto il versante ovest dell’isola. A Cala Acqua è stata cancellata l’ipotesi di utilizzazione ormeggi della spiaggetta della Cantina. Per quanto riguarda Cala Fonte, invece, è stata inserita un’area di balneazione. A Cala Gaetano e Cala Felci sono sparite dalle previsioni le strutture artificiali ecocompatibili ipotizzate in precedenza. Le restanti zone costiere non sembrano mostrare differenze sostanziali.
Sostanziali le vicende legate alla zona portuale oggetto di un apposito ‘Quadro Programmatico’, ed è qui che sorgono le più evidenti differenze: come la liberazione degli specchi d’acqua nella zona di Sant’Antuono che coinvolge più di 10 concessioni – alcune delle quali risalenti agli anni 90.