Incassare 8200 euro a maggio come saldo di quattro mesi di stipendio e vederseli stornati a dicembre perché la Banca ha smarrito l’assegno. E’ quanto accaduto a un cinquantenne operaio di Gaeta, colto dalla brutta sorpresa poco prima delle festività di Natale. Il 10 maggio, infatti, riceve dal suo datore di lavoro un assegno di 8200 euro come saldo. Si reca presso la sua banca, la filiale gaetana della Monte dei Paschi di Siena, e mette l’assegno all’incasso. Tutto bene fino ai primi di dicembre.
La banca, infatti, comunica il 10 dicembre al cliente che l’assegno è stato smarrito nei tramiti di incasso e che quindi a far data dal 14 dicembre la cifra sarà stornata dal suo conto personale. Apriti cielo, tolti gli ottomila euro, l’uomo si ritrova improvvisamente il conto in rosso per oltre seimila euro. Si rivolge così al suo legale di fiducia che presenta ricorso al Tribunale di Gaeta per chiedere l’immediata restituzione del danaro.
Vertendo però la vicenda su materia di natura pecuniaria, questo fatto ostacola la possibilità per il giudice di emanare un provvedimento urgente senza ascoltare le ragioni della controparte, ragione per cui, la vigilia di Natale, il magistrato fissa udienza al 14 gennaio per consentire alla Monte dei Paschi di Siena di potersi venire a difendere in udienza. Verosimilmente in quella data Monte dei Paschi opporrà la norma secondo la quale la banca incassa l’assegno salvo buon fine ovvero l’assegno viene pagato solo se c’è dovuta copertura economica.
Nell’esprimere questa norma, però, l’espressione “salvo buon fine” vuol significare che l’assegno deve tornare alla banca traente che lo ha emesso, in questo caso l’Unicredit che ha l’obbligo di pagare solo se gli si presenta l’originale. Una vicenda complicata ma che potrebbe trovare una risoluzione in una recentissima sentenza della Cassazione che oppone come il “salvo buon fine” non esonera l’istituto di credito dalla sua responsabilità, in questo caso custodire assegno.