La concessione per lo sfruttamento demaniale del sito industriale dell’Italcraft di Gaeta è valida e può restare nella disponibilità della Bluefin. A deciderlo è stato il Tar con una sentenza che farà certamente discutere e che di fatto incrina le contestazioni contenute nel ricorso del Consorzio di sviluppo industriale. Una sentenza con la quale a uscire con le ossa rotte sono proprio il Consorzio, ma anche l’Autorità portuale.
Infatti il tribunale amministrativo si è espresso sul ricorso, ritenuto «manifestamente infondato», presentato dall’Italcraft dopo che il Consind aveva sollevato una serie di eccezioni allo sfruttamento dell’area per una presunta scadenza dei canoni demaniali. Ma il Tar, oltre a condannare al pagamento delle spese processuali, per mille euro, il Consind, ha sancito che la competenza eventualmente su controversie demaniali ricade su altre autorità.
C’è da chiedersi allora ad esempio come mai l’autorità portuale non abbia mosso un dito in tutta la querelle. Tutta l’operazione sembra sempre più apparire come una strategia ben costruita dal Consorzio per ostacolare l’ingresso della famiglia Perozzi di Bluefin. Anche perché la vicenda della nota della discordia prodotta dal Consind poco prima che il Tribunale esprimesse il suo parere negativo sul concordato, mostra la chiara volontà ostruzionistica che ha portato, con successo, a far saltare il concordato stesso. Mentre poi chissà perchè si firmava addirittura un protocollo d’intesa. Insomma il Tar ha sancito come il Consorzio non abbia alcuna competenza a entrare nel merito della vicenda. Anche perchè lo stesso Consorzio può essere al massimo chiamato in causa per concordare con gli imprenditori l’evoluzione urbanistica e imprenditoriale di un sito.