Ammonterebbe a più di 300mila euro circa la somma che l’Asl di Latina potrebbe a breve corrispondere complessivamente a tre medici in servizio all’ospedale Di Liegro di Gaeta che sono ricorsi in giudizio contro l’azienda sanitaria provinciale. Una cifra ingente che potrebbe mettere al tappeto i bilanci già esigui dell’organismo sanitario. Eppure già in ben due dei tre casi finora arrivati davanti al giudice del lavoro di Latina, i medici in organico all’Asl hanno visto riconoscersi più di 100mila euro ciascuno. Mentre il terzo, che sarà rappresentato dallo Studio Legale Ferraro e Lancia di Formia, attende la propria sentenza l’11 dicembre prossimo.
Ma perché questi ricorsi? La vicenda è nota da tempo e riguarda la carenza di organico dell’azienda sanitaria. Carenza alla quale l’Asl sopperisce adoperando medici già in organico ai quali assegna però compiti e mansioni superiori al proprio inquadramento. Molti i soggetti coinvolti, ma tre di questi, almeno per ora, hanno chiesto che l’autorità giudiziaria esprimesse il proprio parere su una situazione secondo loro divenuta insostenibile. E quindi presentano il ricorso.
In sostanza chiedono di vedere accertato e riconosciuto il proprio diritto a essere adeguatamente retribuiti in relazione agli incarichi ricoperti presso il distretto sanitario Formia-Gaeta nel lasso di tempo che si estende dal 2003 al 2008. Anche perché per loro si è trattato di sostituire figure altamente specializzate e con responsabilità fuori dall’ordinario come nel caso di primari di reparto. Peraltro questi incarichi venivano conferiti e rinnovati di sei mesi in sei mesi, lasciando perciò intendere la richiesta come un momento di emergenza nell’ambito del contesto lavorativo aziendale nel quale si chiedeva un sacrificio extra, quasi sempre accordato dai medici.
Eppure, le proroghe sono cominciate a diventare un vero e proprio strumento sistematico di conferimento degli incarichi di primariato, e per ben sei anni. Mentre poi, d’altra parte, ogni rinnovo veniva però seguito da circolari che proclamavano una presunta e imminente attivazione di procedure per l’assunzione in organico di nuove figure professionali. Ovviamente queste procedure non sono mai state attivate.
Peraltro su analoghe vicende già il Consiglio di Stato ha prodotto una serie di sentenze nel 2011 che sanciscono il diritto ad adeguate retribuzioni per mansioni superiori. Perciò nonostante l’opposizione dell’Asl, che ha provato a difendersi motivando gli incarichi a proroga come normali sostituzioni, in ben due occasioni, due diversi Giudici hanno dato torto all’Azienda, condannando questa al pagamento di oltre 100mila euro pro capite.
Insomma la sanità regionale, e in particolare quella provinciale, stanno crollando sotto i colpi dell’inefficienza, dell’inefficacia e della scarsità di risorse finanziarie e umane, e tutto a discapito dell’utenza spesso costretta, non solo a riconoscere il sostentamento del servizio pubblico con le proprie tasse e il pagamento di alcuni servizi, ma spesso essendo obbligata a rivolgersi alla sanità privata per servizi bloccati come accade per le liste di attesa.