CONDANNA DEL TRIBUNALE DI LATINA NEI CONFRONTI DELLA SOCIETA’ BIANCHI VENDING GROUP SPA

Il Tribunale di Latina, a seguito di ricorso di urgenza presentato dagli avvocati Pier Luigi Panici e Michelangelo Salvagni, con ordinanza del 26 ottobre scorso ha condannato la società Bianchi Vending Group di Cisterna di Latina a reintegrare il lavoratore sul posto di lavoro e a corrispondere al medesimo tutte le retribuzioni spettanti dalla data del licenziamento a quella dell’effettiva reintegra.

La vicenda prende le mosse da un illegittimo ed arbitrario provvedimento aziendale di licenziamento che il 14 maggio 2012 ha visto coinvolto il lavoratore Atterga Umberto (iscritto alla Fiom CGIL) accusato, con una prima sanzione disciplinare, di aver avuto una lite violenta con un collega durante una assemblea sindacale e, successivamente, con ulteriore contestazione di addebito, di aver offeso e minacciato il delegato della RSU della Fim CISL.


Nonostante il lavoratore avesse tempestivamente contestato l’addebito citando anche testimoni presenti all’accaduto, l’azienda, incurante delle sue giustificazioni, ha proseguito nell’attuare l’azione disciplinare intimando il licenziamento per giusta causa.

L’ordinanza del Tribunale di Latina ha accertato l’infondatezza dei fatti posti alla base del licenziamento affermando infatti che “il datore di lavoro cui incombeva l’onere di provare i fatti addebitati non ha fornito la dimostrazione degli stessi. Anzi la svolta istruttoria ha smentito e/o edulcorato i fatti e i comportamenti addebitati che sono stati alla base del licenziamento”.

La motivazione del provvedimento in realtà va ricondotta nelle relazioni sindacali che la direzione aziendale non vuole avere nei confronti della Fiom CGIL, assumendo in merito un atteggiamento discriminatorio e oppressivo nei confronti di quei lavoratori che, ad ottobre dello scorso anno, hanno scelto questa organizzazione sindacale a rappresentarli.

Infatti, sin da subito si sono evidenziate da parte della società nei confronti della Fiom condotte ostili al riconoscimento della rappresentanza sindacale, pur avendo ottenuto la nostra Organizzazione Sindacale, in termini di consensi a seguito delle elezioni, la maggioranza assoluta.

Ciò che lascia l’amaro in bocca in questa partita non è solo l’atteggiamento dell’azienda e l’assunzione di comportamenti discriminatori nei confronti di lavoratori che hanno fatto una scelta di campo, ma la complicità di altri sindacati che mettono lavoratori l’uno contro l’altro, circostanza questa confermata dal fatto che il teste chiamato in favore della società (e quindi contro un altro lavoratore) è stato proprio il delegato RSU della Fim CISL.

Questa sentenza coincide proprio con l’inizio della campagna sulla raccolta di firme per l’abrogazione della legge Fornero in materia di mercato del lavoro che ha ridotto considerevolmente le tutele dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.