GDF DI FORMIA E GAETA E LA DDA DI NAPOLI EFFETTUA TRE ARRESTI E SEQUESTRA UNO YACHT

Nella mattinata i finanzieri del Gruppo di Formia e della Sezione Operativa Navale di Gaeta nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno tratto in arresto tre soggetti ritenuti vicini al noto clan d’ausilio (attivo nella periferia occidentale del capoluogo partenopeo) con l’accusa di riciclaggio e usura.

ell’ambito dell’operazione e’ stato sequestrato inoltre uno yacht di 60 piedi del valore di oltre 500.000 euro provento di furto che il trio, grazie ad una serie di intestazioni fittizie e modifiche strutturali, stava cercando di rivendere per conto del clan.


L’operazione ha preso il via nel febbraio di quest’anno, quando i finanzieri della sezione operativa navale di Gaeta, nel corso dei consueti controlli economici del territorio, notavano la presenza del “moni mela”, un grosso conam sport ht58 battente bandiera inglese, ormeggiato presso il porto turistico “Flavio Gioia” di Gaeta.

Sin dai primi momenti sono emersi dubbi sulla legittima titolarita’ dell’imbarcazione, battente bandiera britannica ma formalmente intestata ad una societa’ di capitali spagnola amministrata da Baldascino Rodolfo, napoletano, classe ’70, gia’ gravato da precedenti penali, non ultima una recente accusa, mossa sempre dalla stessa autorita’ giudiziaria antimafia, di appartenenza all’agguerrito clan d’ausilio nell’area flegrea della citta’ di Napoli, nelle cui fila avrebbe svolto il ruolo di riciclatore dei proventi dell’usura e di altre attivita’ illecite in diretto collegamento con il capo clan Domenico D’Ausilio.

Proprio queste ultime vicende giudiziarie avevano spinto Baldascino a spostarsi dal territorio campano verso le zone piu’ tranquille di formia e gaeta per continuare a porre in essere i propri affari per conto del clan.

Gli sforzi investigativi hanno permesso, nel volgere di poche settimane, di scoprire che la “moni mela” non solo era stata rubata in campania due anni prima, ma era stata addirittura “clonata”, alterando la matricola dei motori e di altri componenti peculiari.

Il cambio di nominativo ed una serie di atti notarili compiuti all’estero per simulare passaggi di proprieta’ in realta’ mai avvenuti nonche’ il perfezionamento dell’iscrizione nei registri marittimi britannici sono stati poi gli ultimi accorgimenti escogitati dal trio per “ripulire” la barca, rendendo praticamente impossibile ogni tentativo di risalire alla sua vera origine.

L’ordinanza cautelare ha raggiunto, oltre Baldascino Rodolfo, anche carpentieri antonio, cinquantenne napoletano, che si ritiene abbia svolto il ruolo di intermediario di baladascino con gli studi legali e gli uffici stranieri per il perfezionamento delle pratiche di trasferimento di proprieta’ e compravendita, nonche’ Canfora Vincenzo 45 anni, anch’egli napoletano, meccanico di fiducia dei due che aveva il compito di curare gli aspetti tecnici relativi all’alterazione delle matricole dei motori e alla sostituzione dei codici identificativi dell’imbarcazione.

L’analisi delle rotte del gps di bordo ha poi permesso di scoprire che l’imbarcazione era stata utilizzata anche come charter nelle acque francesi e spagnole per diversi mesi.

Successivamente, l’imbarcazione, dopo essere stata rinominata “papillon”, era ancorata nel porto di Procida in procinto di essere venduta.

Nei confronti di alcuni dei soggetti tratti in arresto e di altri soggetti in via di identificazione sono state eseguite diverse perquisizioni ed acquisiti significativi elementi comprovanti anche la consumazione del reato di usura in danno di diverse persone fisiche, commercianti ed imprenditori, domiciliate nella provincia di Napoli .