Ormai li hanno chiamati “incendi in fotocopia” e, questa volta l’ultimo ha distrutto più di cinquecento ettari di territorio sulle montagne di Itri. E’ il bilancio assurdo di una serie di incendi boschivi che, partiti la sera di giovedi, hanno ripreso vigoria la mattina di venerdi per espandersi a un’area mai tanto vasta. Basti pensare che la furia delle fiamme ha distrutto in soli venti minuti due colline. In azione due Canadair 04 e un elicottero, mentre dalle 21,30 di giovedi, erano già in azione i VVFF, il CFS di Itri, agli ordini del viceispettore Vincenzo Broccoli, i volontari della Protezione Civile ERI del presidente Antonio Maggiacomo e la squadra anticendio dei soci dell’associazione faunistica “Fra’ Diavolo”. I primi punti di innesco sono stati ritrovati nella zona di Sant’Elmo-Marciano. Verso l’una e trenta un altro tentativo di appiccare il fuoco, in località Tarragona, dove c’era già stato l’ultimo incendio due giorni prima, è andato fallito per la prontezza degli operatori impegnati a terra. Il fuoco è ripartito in maniera devastante dalla sette del mattino e, sebbene con un certo ritardo rispetto alle richieste, pochi minuti prima delle nove è entrata in azione la task force aerea che sta continuando a bombardare con getti d’acqua la zona interessata dal fuoco che si è esteso a monte Ferrazzano, Tozze e alle valli che si addentrano verso il polmone di verde sempre scampato alla distruzione comburente degli anni passati. La zona presa di mira è stata ancora una volta quella abilitata alla battuta al cinghiale, anche se le fiamme, superando ogni ostacolo che si frapponeva loro, hanno devastato aree adibite al pascolo, provocando una catastrofe economica soprattutto a un allevatore che da quaranta anni porta avanti la sua azienda. Immaginabile la rabbia della gente che ormai non si trattiene più e, pur senza fare ufficialmente i nomi dei presunti responsabili, li cita a “microfoni spenti”, commentando il tutto come una squallida lotta alla “nomenklatura” che gestisce l’attività venatoria. Si cerca, in parole povere, di distruggere tutta l’area del’azienda faunistica per far mancare lo spazio materiale per le imminenti battute al cinghiale. Magari costringendo chi di dovere a decretare la cessazione delle attività nell’azienda. Questo -secondo l’immaginario collettivo- per costringere alcuni vertici del settore venatorio a lasciare gli incarichi ricoperti e a cedere il passo a chi intende sostituirli alla guida delle strutture venatorie. Tutto questo, passando sulla pelle della gente, con il rischio idrogeologico aumentato rispetto al già pericoloso livello di guardia e le immancabili conseguenze anche sull’insediamento urbanistico che si va a delineare con l’ormai imminente redazione definitiva del nuovo PRG. Insomma, in pentola, bollono tanti ma anche sporchi interessi! La situazione sarà oggetto di briefing tra il sindaco, che rientra a Itri sabato, e tutti i responsabili del’ordine pubblico, con tante persone che chiedono anche il coinvolgimento della Prefettura, essendo Itri diventato un caso “troppo particolare”.
Home Cronaca