
Con una lettera indirizzata agli organi tecnici e politici competenti in materia della Regione Lazio, stamattina il Sindaco di Cori Tommaso Conti ha ribadito la contrarietà di tutta l’Amministrazione comunale all’apertura della nuova cava sul territorio corese, questione sulla quale si pronuncerà anche il Consiglio Comunale.
Appena qualche settimana fa il Comune di Cori aveva ricevuto la convocazione ad una conferenza dei servizi per l’apertura di una nuova cava di calcare nel territorio comunale, a richiesta della società Cave s.p.a.“Una vera e propria sorpresa” – spiega il primo cittadino – “perché non mi sarei mai aspettato che un territorio come quello di Cori, per altro riconosciuto negli strumenti di programmazione generale regionale come territorio di pregio naturalistico ed ambientale, dovesse gravarsi di un ulteriore peso paesistico qual è quello rappresentato dall’apertura di una nuova cava.”
Come egli stesso ha ricordato, già nel corso degli anni ‘50 e ’60, periodo in cui si è perpetrato un vero e proprio saccheggio del territorio italiano nella sua complessità, nel comune di Cori vennero aperte almeno 4 o 5 cave -“Una di queste è ancora in attività e rappresenta essa stessa un grosso problema dal punto di vista ambientale e paesistico” – continua Conti nella sua missiva – “ma l’apertura di una nuova il territorio non è in grado di tollerarla” .
Diverse le motivazioni elencate dal capo della Giunta di Cori a sostegno della tesi collegiale, a cominciare dal fatto che non se ne comprende il senso. Si dice che verrebbe aperta in base all’art. 30 comma 2 della L.R. nr. 17 del 2004 “in caso di preminente interesse socio-economico sopra comunale” – ma il Sindaco ha evidenziato come – “La società richiedente da noi interpellata ci dice invece che l’interesse sarebbe strettamente legato agli utilizzi aziendali di approvvigionamento del materiale di escavazione e quindi non sarebbe giustificato l’interesse sovra comunale.”
Inoltre la zona in cui la cava dovrebbe essere realizzata fu oggetto di sequestro penale già nel 1993 dalla Procura della Repubblica di Latina; è in zona vicina ad un fosso, seppur non compreso nell’elenco delle acque pubbliche, e comunque sottoposta a vincolo idrogeologico, e in un’area a forte pendenza in cui ci sono piantati olivi che servono anche a fermare il degrado del pendio.
Ancora, è a ridosso di una strada provinciale che unisce la frazione di Giulianello con il centro di Cori alto, sottoposta già ad un elevato ed intenso traffico di macchine pesanti che accedono alla cava vicina e non ha bisogno dell’intensificarsi del traffico.
“Da ultimo” – conclude Conti – “l’apertura di un’ulteriore ferita nel territorio, senza sostanziale soluzione di continuità con la cava vicina e già esistente, comporterebbe un esito fatale per l’affetto futuro del nostro territorio, alla cui salvaguardia e promozione, questo governo del paese ha dedicato e dedicherà la maggior parte del suo impegno e del suo programma amministrativo.”