Interessante, partecipato e davvero ben congeniato oltre che utile il seminario di approfondimento dedicato all’Imu organizzato dal Coldiretti presso il comune di Latina. L’incontro, mirato a fare chiarezza è stato riservato ai rappresentanti delle pubbliche amministrazioni, agli uffici tributi e, ovviamente, alle imprese agricole.
“Coldiretti sulla questione Imu, con determinazione, ha saputo cogliere importanti risultati che hanno permesso di rivedere, in fase governativa, l’applicazione delle aliquote e anche altri fattori inerenti il conteggio delle tasse da pagare”. Con queste le parole di Saverio Viola, direttore provinciale di Coldiretti Latina, ha aperto i lavori ribadendo, dinanzi ad una platea gremita e attenta, anche le altre attività di Coldiretti a sostegno del settore primario e quelle del progetto di filiera per un’agricoltura tutta locale.
Presenti, tra gli altri, i sindaci di Sabaudia e Sermoneta con vari assessori e responsabili del settore finanze dei comuni di Roccasecca dei Volsci, Sezze, Maenza, Itri, Lenola, Pontinia, Cisterna, Fondi, Monte S.Biagio Roccagorga e Cori oltre a Marco Picca, in rappresentanza del comune di Latina che ha portato i saluti del sindaco della città capoluogo. Prima della relazione del responsabile nazionale fiscale di Coldiretti, Domenico Buono, Carlo Crocetti ha messo in evidenza l’attuale momento di criticità dell’economia agricola pontina.
“Le novità che siamo riusciti ad ottenere – ha detto ancora Viola – non rappresentano certo un’occasione per brindare poiché comunque si deve pagare ma sono comunque dei risultati importanti per gli imprenditori agricoli che sono penalizzati dalla grave crisi economica di questo periodo. Domenico Buono ha saputo illustrare le concrete novità dell’imu per il settore agricolo prestandosi poi alle numerose ed interessanti domande che sono state poste prima della fine del seminario. Un lavoro continuo e calibrato di Coldiretti che, fatto al momento giusto, ha permesso al mondo dell’agricoltura di essere trattato come merita”.
“Oggi – ha detto tra l’altro Buono – l’esenzione dell’Imu per le zone montane e svantaggiate rappresenta una realtà. L’Imu costa circa 21 miliardi di euro agli italiani di cui 3,8 per la prima casa, con un incremento complessivo di 11 miliardi, di cui 224 milioni che riguardano il settore agricolo. La differenziazione ottenuta da Coldiretti è per la peculiarità dell’agricoltura: il terreno è prima un bene produttivo e poi un bene patrimoniale. Inoltre, si è introdotto anche il concetto di Comune parzialmente montano, prima l’esenzione era solo per i Comuni situati ad oltre mille metri di altezza. Il coefficiente Ici era di 75 per tutti, ora, con l’incorporamento dell’Irpef, è salita a 135. Ma grazie all’azione di Coldiretti per gli agricoltori professionisti è stato portato a 110. Per le aliquote per la prima casa di base è fissata a 0,76%, e i Comuni possono aumentare e diminuire di un 0,3%, con il 50% che va comunque allo Stato. L’agricoltura usufruirà di un’aliquota più bassa: solo 0,2%, e può essere solo abbassata, fino allo 0,1% e non aumentata”. Buono ha fatto anche alcuni esempi: “per un terreno seminativo di due ettari l’Imu da pagare per un agricoltore iscritto alla previdenza agricola è di 187 euro, 410 se il terreno è tenuto a fini speculativi. Qualora quello stesso terreno divenisse edificale, l’Imu salirebbe a 7600 euro, ma se si continua a coltivarlo si pagano sempre 187 euro”.
Per i fabbricati strumentali agricoli per i Comuni montani “è prevista l’esenzione dell’Imu ma non dell’Irpef nei centri non montani si applica, in sede d’acconto, l’aliquota ridotta allo 0,2 e versando solo il 30% dell’imposta complessivamente determinata. Ora la parola passa alle amministrazioni comunali. Coldiretti, auspicando che si colga l’importanza dell’azione delle imprese agricole quali sentinelle del territorio, resta comunque a disposizione degli imprenditori e dei sindaci per eventuali ulteriori approfondimenti”.