Molto noto alle Forze dell’Ordine e solo per alcuni mesi dell’anno a Ponza. Lui, il re dei bracconieri, non abita più nella sua isola e si fa vedere solo nel periodo pasquale e d’estate. E’ il turismo che lo chiama oltre alla sua passione. Il bracconaggio a specie protette nell’isola innanzi Zannone nel Parco Nazionale del Circeo. Ieri mattina è saltato letteralmente in aria ed è scappato senza neanche sapere cosa stava succedendo. Tutto il materiale che lo inchioda è stato consegnato al Corpo Forestale dello Stato.
All’alba di ieri due volontari del CABS, lo speciale gruppo antibracconaggio operativo in numerosi paesi europei, erano appostati a Punta Incenso. Si tratta della parte più a nord dell’isola, quella che guarda verso Zannone. Andrea Rutigliano, Responsabile CABS per l’Italia, e Piero Liberati, Coordinatore dei campi antibracconaggio per il nostro paese, erano nei luoghi quando ancora era buio. Nei giorni scorsi avevano trovato e distrutto molte trappole. Tremendi archetti a scatto che spezzano le zampe ai poveri uccelli attirati da un’esca. Ben 15 siti attivi ove erano piazzate, oltre alle trappole, anche richiami elettroacustici vietati dalla legge ed una grande rete per uccellagione. Uditi pure dei colpi di fucile ma appena a Ponza si è sparsa la notizia della loro presenza, il numero di trappole è misteriosamente crollato. Punta Incenso, però, è un caso a parte. Rappresenta l’area meno accessibile dell’isola. Per raggiungerla si devono impiegare non meno di venti minuti a piedi.
Andrea Rutigliano e Piero Liberati, erano nascosti nella vegetazione. Quattro richiami elettroacustici erano già stati disattivati ma uno non si era riusciti a trovarlo. L’area non ha peraltro una adeguata copertura per i telefoni cellulari. Molto difficile chiamare la Forestale. Meglio, allora, provare a documentare l’arrivo del bracconiere.
“Eravamo stanchi di stare fermi – riferisce a GeaPress Piero Liberati – e la sofferenza per la temperatura pungente dell’alba era dovuta proprio a questo. Non potevamo muoverci, siamo rimasti immobili per ore. Poi all’improvviso è apparso il tizio, ed era armato“.
Lui, il re dei bracconieri, molto noto alle Forze dell’Ordine anche per altre storie, ha sempre negato il possesso dell’arma. Non ha neanche la licenza uso caccia. Nessun fucile, insomma, potrebbe essere da lui imbracciato. Ed invece era a Punta Incenso, da solo ed armato.
Inizialmente si è fermato a circa 20 metri dai due volontari antibracconaggio. Armeggiava con l’arma, probabilmente provava la mira in direzione del punto dove aveva piazzato il richiamo elettroacustico.
“In quel momento non pensavamo a niente – spiega Piero Liberati a GeaPress – lo osservavamo e basta. Solo dopo abbiamo pienamente realizzato che era la stessa persona che l’anno scorso aveva aggredito un volontario antibracconaggio norvegese ed anni prima aveva malmenato Andrea. In quel momento però – ripete Piero Liberati – lo osservavamo e basta“.
Poi il re dei bracconieri nota qualcosa in mezzo alla campagna. Forse il passo di alcuni uccelli. Alza fucile ed abbatte un tordo. Inizia a indietreggiare, riprova sempre la mira e si ritrova così a ridosso di Andrea Rutigliano, nascosto tra i cespugli della macchia mediterranea. Bastavano pochi passi ancora e l’avrebbe travolto.
“Ero immobile, di ghiaccio – spiega Piero Liberati – qualsiasi cosa avessi fatto in quel momento avrei potuto mettere a rischio Andrea. Il bracconiere gli era proprio addosso“.
Interminabili secondi dove devi aspettare il tempo necessario che in altre occasioni richiederebbe giorni di studio sulle strategie da adottare contro i bracconieri. Solo un’esperienza formidabile, maturata in anni di antibracconaggio, detta per istinto cosa fare.
Andrea salta all’improvviso spalancando il cespuglio che fino ad allora lo aveva nascosto. Il re dei bracconieri ha una scossa lungo il corpo ed indietreggia velocemente di qualche passo. Andrea lo guarda, lo saluta urlando e sorridendogli. Lui, il re dei bracconieri, rimane con la bocca spalancata ed il fucile sempre in spalla. Andrea ha il tempo di chiedergli come va, se sta bene in salute, che è un piacere essersi rincontrati e nel frattempo scatta anche Piero Liberati, appena di qualche metro più distante.
“Ho iniziato anch’io a salutarlo calorosamente. Sorridevo e gesticolavo. Il bracconiere – continua nel suo racconto a GeaPress Piero Liberati – si è ritrovato così in un’area che riteneva deserta, all’alba e con due persone apparse da chissà dove che, a pochi metri da lui, lo salutavano come due cari amici che, dopo anni, si incontrano per strada“.
Il bracconiere indietreggia ancor più velocemente. Andrea e Piero incalzano con i saluti ed i sorrisi. Infine l’uomo scappa.
“L’abbiamo visto saltare tra le rocce con il fucile in spalla. Andrea continuava a salutarlo – riferisce Piero Liberati – mentre io mi sono dato subito da fare per cercare un minimo di rete che potesse mettermi in contatto con i Carabinieri. Sapevamo che l’effetto sorpresa non sarebbe durato a lungo. Ed infatti poco dopo è tornato, con altri tre compari“.
Non doveva essere andato molto lontano. E’ probabile che gli altri tre fossero anch’essi appostati con i fucili. Tutti nascosti nei luoghi ed apparsi al richiamo del compare. I Carabinieri, nel frattempo, erano stati avvisati ma la strada non è breve e comunque da percorrere a piedi. Per fortuna i bracconieri non riconoscono i volontari. Sono indecisi sul da farsi. Andrea e Piero dicono che sono due escursionisti e che si erano spaventati dell’improvvisa presenza dell’uomo, … peraltro di considerevoli dimensioni.
I quattro li circondano. Con i piedi iniziano a dare colpetti agli zaini dei due volontari antibracconaggio. Vogliono capire se i richiami elettroacustici che non hanno trovato in campagna sono lì dentro. “Se li avete voi vi denunciamo” riferisce uno di loro. Insolito proposito che, grosso modo, equivale ad un scassinatore che vuole denunciare chi gli ha tolto il piede di porco. In realtà si spaventano che i richiami vengano consegnati alla Forestale. Uno di loro fa capire a cosa servono i richiami e che l’anno scorso per colpa dei “rompicoglioni” venuti da fuori (ovvero i volontari antibracconaggio picchiati) erano stati additati da alcuni abitanti di Ponza come quelli che rovinavano l’immagine di un’isola che punta molto sul turismo.
Nel frattempo, però, sono arrivati i Carabinieri. I quattro si guardano, imprecano ed iniziano a correre. Il tempo che i Carabinieri percorrono velocemente il lungo tratto del sentiero e loro sono già lontani, ma i volontari del CABS hanno documentato tutto. Il fucile, le allusioni, i propositi di caccia. Tutto documentato e già consegnato al Corpo Forestale dello Stato che si è pure complimentato del fatto che il re dei bracconieri è stato finalmente incastrato con il fucile in spalla. Fatto, ovvero l’uso dell’arma, che lui aveva sempre negato.
Centinaia di trappole, una grande rete di uccellagione, tanti uccellini trovati purtroppo già morti ma infine la più bella soddisfazione. Rientrati a Ponza molte persone si sono complimentate con i volontari.
“Abbiamo visto dei ragazzini felici della nostra presenza – riferisce a GeaPress Andrea Rutigiliano – ci hanno detto che loro la natura la vogliono proteggere. C’è stato chi ci ha offerto il vino, altri ci hanno invitato a restare più a lungo. Questa è stata senz’altro la più grande soddisfazione“.
Cosa stanno facendo ora i volontari del CABS? Si saprà nei prossimi giorni. Intanto invitiamo i lettori a fare una donazione per i campi antibracconaggio. E’ tutto autofinanziato. Nessuno sostiene i volontari. Un cumulo di esperienza della quale essere orgogliosi e che va mantenuta.
A Ponza, intanto, si cercano le armi nascoste assieme alle munizioni, in aperta campagna.
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