Quaranta minuti di sofferenza che avrebbero stremato anche un adulto e che invece sono stati l’incubo vissuto da una bambina di soli nove anni. E’ successo a Formia all’ospedale Dono Svizzero. Lo denuncia il padre, Pasquale Valente, già presidente della Rete dei Valori, che al di là delle sue scelte politiche racconta quanto accaduto alla sua bambina l’altro ieri. “Doveva essere operata per una riduzione di frattura. Un intervento già programmato il giorno prima quando eravamo stati in pronto soccorso ma che nella camera pre operatoria si è rivelato impossibile e atroce”.
I sanitari, infatti, avrebbero dovuto infilare un ago, a cui poi sarebbe stata attaccata la flebo, nel braccino della bimba ma “Non sono bastati quaranta minuti per compiere questa operazione – ricorda Valente -. Sono stati effettuati quindici tentativi, senza utilizzare guanti e raccogliendo anche una garza da terra, prima che con le urla e pianti di nostra figlia nelle orecchie, sotto i nostri sguardi a chiedere di fermarsi, ormai consapevole della impossibilità di procedere, un’infermiera chiedesse di rinviare l’intervento al giorno dopo ricevendo il consenso dal medico che avrebbe dovuto operare”.
E aggiunge: “A questo punto, pur con l’operazione programmata al giorno successivo, abbiamo preferito portarla via. Abbiamo firmato un foglio di dimissioni, di cui tra l’altro non ci è stata rilasciata alcuna copia, e, senza nessuno che ci chiedesse prima se avessimo necessità del trasporto, siamo andati al Bambin Gesù di Roma dove, vedendo il braccio, i sanitari ci hanno chiesto come fosse stato possibile, ridurlo nelle condizioni in cui era”. Una storia di sanità che non ha funzionato.