***video***CARABINIERI E GUARDIA DI FINANZA BLOCCANO LAVORI SU UN’AREA ARCHEOLOGICA A FORMIA


AGGIORNAMENTO – Un ampliamento e una trasformazione volumetrica che potrebbero riservare importanti e clamorosi sviluppi di natura giudiziaria. E’ quello che hanno scoperto questa mattina, dopo essere stati i destinatari di precise segnalazioni, i Carabinieri e la Guardia di Finanza del gruppo di Formia in località Vindicio. In piena zona archeologica, a ridosso dell’ex albergo Caposele e dell’omonimo porticciolo turistico, i militari dei Maggiore Pasquale Saccone e Luca Brioschi hanno accertato che l’affittuaria di una villa, una donna di 51 anni di Roma, stava realizzando lavori di ampliamento di un immobile – come detto – preso in affitto da un circa un anno e – primo aspetto curioso della vicenda – a insaputa del legittimo proprietario, un insospettabile professionista originario della provincia di Caserta.

La donna da circa un anno aveva trasformato una prima grotta romana ricavandovi una decina di stanze, trasformando letteralmente lo stato dei luoghi e rimuovendo la pavimentazione dei sanpietrini e coprendo le pareti sotto le quali ci potrebbero essere affreschi di scuola Pompeiana. Inoltre era stata realizzata una piscina, nei pressi di alcuni criptoportici di epoca romana, naturalmente senza le prescritte autorizzazioni del comune e della soprintendenza ai beni archeologici del Lazio. L’intervento dei Carabinieri e della Finanza ha sventato in tempo la riconversione di altre due grotte romane, probabilmente destinate ad ospitare una suite ed un deposito. Ma gli inquirenti – coordinati dal sostituto Procuratore Gregorio Capasso – vogliono accertare un aspetto inquietante: è possibile che il comune di Formia non avesse saputo dell’accatastamento della prima grotta romana e, per di più, la richiedente era solo un’affittuaria?


Ma non è finita, perché i Carabinieri e le Fiamme Gialle hanno scoperto nel cantiere illegale undici operai, per lo più muratori di provenienza campana, che stavano lavorando naturalmente “a nero”. Gli accertamenti degli inquirenti sono appena agli inizi: l’area naturalmente è stata posto sotto sequestro penale, la donna romana è stata denunciata per abusivismo edilizio e deturpamento di reperti archeologici, la stessa è convivente di un pregiudicato per truffa, estorsioni e minacce che aveva il domicilio in questo scrigno della storia romana. Le verifiche sull’effettivo valore storico e archeologico dei reperti saranno effettuate, già nella giornata di domani, dai tecnici della Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio mentre già oggi sono intervenuti i Carabinieri del nucleo tutela patrimonio archeologico.