AGGIORNAMENTO – Ci sarebbe anche un impresa sita a Formia nel mirino degli investigatori della DIA, che dalle prime ore di questa mattina su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, sta eseguendo numerose perquisizioni ed arresti nella zona di Casapesenna (CE) e nel Basso Lazio nei confronti di colletti bianchi favoreggiatori del clan dei casalesi e in particolare di Michele ZAGARIA, tra questi anche esponenti politici locali.
IL COMUNICATO DELLA DDA DI NAPOLI

Nella mattinata odierna a seguito di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Napoli, personale del Centro Operativo della Dia di Napoli ha dato esecuzione a una ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di Michele Zagaria, capo del clan dei caselesi, recentemente tratto in arresto al termina di una lunga latitanza e di Fortunato Zagaria, sindaco del Comune di Casapesenna, perché ritenuti gravemente indiziati, il primo quale mandante, il secondo quale esecutore, del reato di violenza privata, aggravata, posta in essere in danno del precedente sindaco di Casapesenna, Giovanni Zara, realizzata mediante gravi minacce volte a impedire a quest’ultimo di rilasciare interviste o pubbliche dichiarazioni contro Michele Zagaria e il clan dei casalesi.
Viene anche contestata l’aggravante di cui all’articolo 71 203/1991, per avere commesso il fatto al fine di agevolare l’organizzazione camorristica dei casalesi, di cui Michele Zagaria è esponente apicale ed evitare che potesse diminuire il prestigio e il consenso sociale e politico della consorteria camorristica.

Fra le varie condotte contestate al primo cittadino, per le quali è stato tratto in arresto vi è il tentativo di costringere Giovanni Zara, all’epoca in cui era sindaco di Casapesenna, a non partecipare a un convegno organizzato presso un struttura confiscata a Luigi Venosa, noto personaggio del clan dei casalesi, prospettando una reazione negati va da parte della famiglia camorristica dei Venosa, intimando alla persona di non intervenire pubblicamente al convegno e di tenersi in disparte e non in evidenza. Inoltre sono contestate condotte finalizzate a non far partecipare lo Zara a una manifestazione indetta a Casapesenna di solidarietà con le forze di polizia affermando che il divieto della partecipazione era stato disposto dal latitante Michele Zagaria.
Infine vengono contestate condotte intimidatorie ai danni dell’ex primo cittadino di Casapesenna, finalizzate a impedirgli di rendere pubbliche dichiarazioni o interviste ai giornali, di elogio o solidarietà alle forze dell’ordine in occasione di arresti di latitanti, prospettano a Giovanni Zara l’assoluta contrarietà di Michele Zagaria a tali dichiarazioni e il pericolo di gravi ritorsioni contro la persona o l’attività politica dello Zara, altesì evidenziano la sorte di Antonio Cangiano, che fu vittima di un attentato nel 1998, epoca in cui era assessore ai Lavori Pubblici di Casapesenna, a seguito del quale rimase gravemente menomato.

Le indagini che hanno portato all’emissione della misura cautelare hanno riguardato l’amministrazione comunale di Casapesenna – luogo di residenza del capo clan Michele Zagaria – nell’epoca immediatamente successiva alle elezioni comunali del 2008, per le quali Fortunato Zagaria non aveva potuto candidarsi a Sindaco in ragione della ineleggibilità derivante dai due precedenti mandati.
Lo Zagaria, infatti, è stato Sindaco di Casapesenna dal 1998 a oggi, con una breve parentesi, appunto, nel 2008, anno in cui aveva strumentalmente sostenuto un suo candidato, poi effettivamente eletto Sindaco, Giovanni Zara, nella convinzione di riuscire a manovrarlo, affiancandolo come vice sindaco.
Le attività investigative, supportate da servizi di osservazione e controllo di polizia giudiziaria e da accurati riscontri, nonché dalla coraggiosa collaborazione dell’ex primo cittadino di Casapesenna e dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Vargas hanno consentito di accertare che effettivamente Fortunato Zagaria riusciva a mantenere il controllo della Giunta e del Consiglio Comunale, avvalendosi tra l’altro della collaborazione di funzionari e impiegati del Comune, che continuavano a rispondere al predetto, malgrado non esercitasse più la funzione di Sindaco; allorquando il sindaco Zara dimostrò autonomia intellettuale e politica, attaccando pubblicamente la camorra e il clan dei casalesi, Fortunato Zagaria orchestrò le dimissioni della maggioranza del Consiglio Comunale, determinando così lo scioglimento del Consiglio nel febbraio 2009 e la possibilità di essere rieletto nella conseguente tornata elettorale del giugno 2009.
Le indagini si sono avvalse – come si è detto – anche del contributo del collaboratore di giustizia Roberto Vargas il quale ha evidenziato di avere appreso dai vertici del clan dei casalesi che il sindaco Fortunato Zagaria era diretta espressione del clan camorristico e ha riferito di gravissimi propositi criminali da parte del vertice del clan dei casalesi nei confronti di personaggi delle istituzioni, in particolare di magistrati.
Sono state determinanti le dichiarazioni rilasciate dall’ex sindaco Giovanni Zara che con notevole senso civico e alto coraggio istituzionale ha riferito con chiarezza lo svolgersi degli accadimenti che ne hanno determinato le dimissioni e delle minacce subite e ha ricostruito tutta la vicenda politica che ha portato allo scioglimento del Consiglio Comunale nel febbraio del 2009.
Sono state effettuate dagli uomini della Dia, nel contesto dell’operazione, numerose perquisizioni domiciliari nei confronti degli indagati e di altri esponenti dell’amministrazione comunale di Casapesenna, nonché nello studio di ingegneria di Fortunato Zagaria e negli stessi uffici comunali, finalizzate ad acquisire ulteriori elementi probatori in relazione all’infiltrazione del clan dei casalesi nella vita istituzionale e politica del comune di Casapesenna.