Ricorre domani l’anniversario del secondo bombardamento su Cori: era il 6 febbraio 1944 quando le squadriglie di bombardieri alleati colpirono nuovamente il paese distruggendo quanto si era salvato una settimana prima.
Come ricostruito dall’Archivio Storico Comunale, ancora una volta furono prese di mira le chiese, una decina quelle distrutte e danneggiate, e poi i caseggiati di via delle Colonne e piazza Montagna, il cimitero e per finire l’edificio scolastico, dov’era un ospedale militare tedesco, nonostante vi fosse dipinta una grossa croce rossa sul terrazzo in modo ben visibile agli aerei.
Altre bombe caddero sulle colline intorno al santuario della Madonna del Soccorso dove si erano rifugiate molte famiglie: fu colpita in pieno una grande grotta poco, detta “Arnale ceco”, causando molte vittime e feriti che furono soccorsi con difficoltà, data la tempesta di neve che imperversava quel giorno.
Distrutto il paese ed evacuata la popolazione superstite, le continue incursioni aeree e i cannoneggiamenti dal mare, riversarono sugli sfollati bombe e granate: una delle località più duramente colpita fu “L’abboccatora”, nel bosco corese, dove dal 30 gennaio si erano rifugiate, in capanne e baracche, oltre duemila persone, e qui trovarono la morte molti bambini, se ne salvò solo uno.
“La storia che si dimentica, si ripete e chi non ha memoria di certi fatti, sarà costretto a riviverli – ha detto il sindaco Tommaso Conti riprendendo una frase scritta sui muri di Auschwitz –. Ricordare la nostra storia vuol dire guardare avanti senza dimenticare il passato, rendere onore al dolore dei coresi, ancora oggi testimoniato dai superstiti dell’immane tragedia della guerra, un messaggio tanto più importante quanto più riuscirà ad arrivare dritto alle giovani generazioni”.