ITRI: INTERPRETATO IL CONTENUTO DELLA LAPIDE TROVATA AI PIEDI DI PADRE PIO. PREZIOSO INTERVENTO DEL PROF. GIUSEPPE PIRAS

Ancora una volta la nostra redazione è diventata il centro di interesse da parte di persone che hanno a cuore la salvaguardia, la promozione e la conoscenza dei beni archeologici o culturali in genere che si trovano a Itri. Tre giorni fa pubblicammo la notizia del ritrovamento ai piedi della statua di padre Pio, nell’omonimo piazzale, di una lapide che, dietro l’interessamento dello storico Alfredo Saccoccio, dell’assessore comunale Francesco Fargiorgio e del titolare della casa editrice “Odisseo”, Domenico Fabrizio, fu portata presso il comune per evitare che qualcuno potesse impadronirsene. Subito un giovane itrano, Nicola Meroli, – che ci ha autorizzato a ufficializzare il nome di chi aveva opportunamente e tempestivamente segnalato i preziosi appunti – impegnato nella Pubblica Amministrazione, a Trieste, tramite una email inviata alla nostra redazione, dette una mano importantissima nel far individuare la lapide. Grazie al contributo fotografico da lui rimesso al sito h24notizie.com è stato facilissimo risalire alla precedente collocazione materiale della lapide, cioè nel sagrato della chiesa di san Michele Arcangelo, a terra, alla sinistra della porta d’accesso all’interno del luogo sacro. Ieri un altro referente di grande valenza, Giuseppe Piras, esperto nella materia come si evince dal testo della lettera che ci ha pure autorizzato a pubblicare integralmente, con l’annesso recapito email per chi fosse interessato ad approfondire la materia, ha fornito un contributo di grande spessore per la conoscenza del messaggio contenuto nella lapide.

Di seguito riportiamo il testo della missiva del prof. Piras, senza malcelare quella piccola punta di orgoglio che ci gratifica per il contributo che la nostra testata di informazione on line sta fornendo alla conoscenza, alla valorizzazione e alla divulgazione delle cose belle che fanno onore al nome e al patrimonio storico-culturale di Itri. “Spettabile Redazione, ho appreso dai media del ritrovamento della lapide di Itri. Mi occupo di epigrafia medievale e gliptografia, dall’analisi della documentazione fotografica da Voi pubblicata parmi poterVi fornire la seguente trascrizione del titulus, inciso adottando una scrittura gotica epigrafica allungata (in uso tra la fine del XII e gli esordi del XV sec.: [H]oc opus fa[ctu]/m fuit tem/[por]e venerabil(i)s / [p(res)]b(ite)ri Fran(ci)sci de / [—]a  Archipresbiteri / [eccl(esia)e?] S(an)c(t)i Angeli de Deitro /[—] A(nno) D(omini) M CCC LXXXX VI / [—]XI mensis decembris. Questa è la lettura con scioglimenti resi attraverso segni diacritici (comunemente usati nella disciplina dell’epigrafia medievale). Il titulus pertanto fa riferimento “all’ultimazione di una non meglio specificata opera eseguita al tempo dell’Arcipresbitero della chiesa di S. Angelo di Itri, tal Francesco de (il cognome è mutilo ma si potrà ricostruire facilmente controllando la documentazione coeva negli archivi diocesani)in un giorno (o l’11, o 21 o 31) di dicembre del 1396″. Rimanendo a disposizione per qualunque tipo di chiarimento in merito alla decriptazione della lettura e dei suoi segni diacritici, da parte della Vostra redazione o di qualche collega delle Università o Soprintendenze afferenti al Vostro territorio porgo i più cordiali saluti. Giuseppe Piras”.


Fin qui il testo della missiva del prof. Piras. Da parte nostra sarebbe superfluo e risibile -data la nostra conclamata ignoranza in materia- cercare di aggiungere qualche elemento tecnico alla esaurientissima spiegazione. Ci complimentiamo con il prof. Piras, cui comunichiamo di aver trasmesso la sua email alle competenti dirigenze del settore archeologico-culturale, gli attestiamo pubblicamente la nostra sincera ammirazione e, con il consenso da lui accordatoci, provvediamo a pubblicare la sua email per chi volesse conttatarlo:inonis@tiscali.it Ai destinatari delle nostre notizie un solo augurio: in futuro quel po’ di patrimonio archeologico o culturale in genere che ci resta (dopo i trafugamenti di molte opere d’arte portate via da Itri verso siti ….ufficialmente!!! “ignoti”) non resti gettato in maniera incustodita, a terra, in balia dell’erosione climatica o di esemplari canini o felini che si dedicano al loro sistematico innaffiamento a base di <originalissimo> prodotto fisiologico!

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