Rivelazioni di episodi volutamente lasciati nell’ombra proiettano in una luce ancora più grande la figura della 92enne Maria Maggiacomo, scomparsa in questi giorni a Itri. Conosciutissima per la sua voce da soprano, pochi sapevano che la donna aveva ripetutamente rifiutato offerte tese a mercanteggiare l’eccezionalità della sua ugola nel campo della discografia o dello spettacolo dal vivo.
“Il dono datole dal buon Dio, mia sorella – dice Mafalda, ancora scossa per la dipartita di Maria – l’ha messo sempre e solo a disposizione delle manifestazioni religiose e a quelle aggregative dell’associazionismo cattolico”. In un ricordo, tenuto <a braccio> dal vaticanista di “Repubblica”, Orazio La Rocca, al termine della Messa funebre officiata dal parroco padre Luigi Donati, il giornalista ha voluto rendere pubblico un momento dell’esistenza di Maria che lei non aveva mai voluto rivelare.
“Recatasi a Napoli per incidere il disco della canzone ufficiale della Madonna della Civita, negli anni sessanta, – ha detto dall’altare La Rocca – il maestro della casa discografica, Giuseppe Anepta, le faceva notare che occorreva un coro che la accompagnasse. La soprano, sorella, tra l’altro dell’ex presidente provinciale delle Acli, Circonciso Maggiacomo, disse che lei aveva sempre cantato senza coro. A quel punto, dopo trenta minuti di prove iniziate ex abrupto per creare in quattro e quattr’otto un supporto di voci collettive da affiancare alla Maggiacomo, il maestro formò il coro composto dalla sorella Mafalda, contralto, e addirittura da nomi dello spessore di Nilla Pizzi, Gino Latilla, Carla Boni, Tullio Pane e Gino Maringola, che stavano casualmente presso la sede della casa discografica per incidere le loro canzoni. E fu successo a tutte le latitudini”.
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