Eseguita, presso l’obitorio del cimitero di Terracina, l’autopsia sul cadavere carbonizzato, trovato in un casello ferroviario lungo la tratta Monte San Biagio-Priverno Fossanova domenica sera. Ad eseguire l’operazione autorizzata dal P.M. Raffaella Falcione della Procura di Latina, il dott. Gianluca Marella dell’equipe del prof. Giovanni Arcudi dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Tor Vergata. L’esame ha escluso qualsiasi gesto criminoso determinante la morte della persona che, ufficialmente, resta ancora senza un nome. E, proprio perchè si dovrà procedere alla identificazione dell’uomo di cui restano solo scheletrici resti paurosamente carbonizzati, si attende la nuova disposizione della dott. Falcione. Questa verrà dopo che verranno portati a conclusione i tentativi di rintracciare una persona cui si presume possano appartanere i resti carbonizzati. Si indagherà presso il Sert di Terracina dove il paziente interessato avrebbe dovuto fare riferimento con la dovuta cadenza periodica; si interrogheranno i parenti di Fondi per chiedere loro da quanto tempo non hanno più visto il congiunto; verranno ispezionati i siti dismessi e isolati dove solitamente la persona la cui identità viene accomunata al cadavere era solita cercare rifugio, specie in questi ultimi giorni quando i rigori invernali hanno spinto tanti senzatetto a cercare un rifugio di fortuna. A procedere, per le indagini, resta sempre la Polizia Ferroviaria di Formia, coordinata dal comandante Pasquale Tedesco, la quale era intervenuta domenica sera, subito dopo l’allarme per l’incendio che si notava all’interno del casello ferroviario dismesso e ubicato tra l’Appia e i binari della ferrovia, proprio di fronte al cimitero di Monte San Biagio.
All’interno, dopo aver rotto la parte di tamponatura realizzata con gracili forati, aveva cercato rifugio una persona che, acciaccata dal freddo e da altre traversie fisiche, aveva acceso un fuoco e si era addormentato. Purtroppo il dolore e la sofferenza sono stati più forti delle fiamme, dopo che l’incendio si era propagato alle fatiscenti strutture in legno, trasformando la casa in una tragica brace, dove, vinto dal sonno, la vittima, di origine fondana, è passato, senza soluzione di continuità, dal sonno provocato dal dolore e dagli acciacchi, a quello eterno della morte. Tutt’intorno, intanto, con l’arrivo dei Carabinieri di Monte San Biagio, della squadra 11A dei Vigili del Fuoco di stanza a Fondi, dei volontari della protezione civile, Falchi Pronto Intervento del presidente Mario Marino, oltre che della Polfer del comandante Tedesco e del personale del 118, si fermava il traffico ferroviario e quello automobilistico in un silenzio quasi irrealmente e simbioticamente circonfuso con l’atmosfera dell’assurda tragedia partorita dalla solitudine e dal disagio esistenziale, mentre sul calendario i numeri segnavano, per l’arrivo del Natale opulento e chiassoso, -7. Sette giorni ancora, anche per far riflettere che, mentre ci si prepara a stappare le bottiglie per brindare, l’umanità non può e non deve continuare ancora a pagare prezzi così alti all’inefficienza delle strutture sociali di assistenza e all’egoismo di parenti pronti scaricare i propri cari quando questi finiscono di essere pozzi petroliferi la lancetta della cui capacità
segna la fine della “riserva”.
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