Verrà ricordato con la celebrazione di una santa Messa, officiata da padre Luigi Donati passionista, parroco di Santa Maria Maggiore a Itri, il piccolo Simone Mancini, l’angelo che il Cielo ha rapito, portandoselo con sè un’ora appena dopo che la vita si era schiusa per lui presso l’ospedale “San Giovanni di Dio” di Fondi.
La chiesa dell’Annunziata sarà sicuramente troppo angusta per contenere i parenti e i tantissimi amici della famiglia, provata da un dolore che non si riesce a descrivere con le sole parole, ma, al tempo stesso, serena, perchè “Dio ha scelto gli animi forti per sottoporli a prove cui gli spiriti fragili non sarebbero idonei”, come ha commentato un caro amico dei genitori. Il sacro rito è stato fissato per le ore 19 di sabato 27, a sette giorni di distanza dallo straziante epilogo di una vita che “il destino non ha voluto far contaminare con le brutture di questa Terra ma che ha scelto di collocare subito nella celestiale volta stellare, per mandare un altro segnale di come i disegni divini siano imprescrutabili per una visione tanto materialistica che ha la vuota presunzione positivistica di voler giudicare l’eterno divenire del mondo con il metro dell’umana limitatezza del pensiero”. E a dare un conforto alla grande capacità di accettare di “bere il calice della sofferenza della vita umana”, quasi un rinnovato Getsemani per gli uomini di buona volontà, è giunta dall’ospedale la notizia che, prima che si compisse il destino segnato Lassù, una mano pietosa ha versato l’acqua battesimale sul capo dell’angioletto Simone, così da far allargare ancor più – secondo la visione di chi ha il grande dono della Fede – le porte del Paradiso, per far entrare più comodamente l’innocente agnello sacrificale che la Provvidenza ha scelto per i disegni che sfuggono alla miopia metafisica di quanti vorrebbero commisurare la valenza dell’esistenza umana con il solo caduco metro del materialismo sfrenatamente lanciato a inseguire progetti e teorie che fanno dimenticare che l’uomo viene dalla terra e alla terra deve tornare, per poter iniziare quel viaggio che lo porterà ad essere immortale nella vera Vita che inizia dopo il passaggio attraverso quella che Francesco d’Assisi nomava “sora nostra Morte”.
In margine a queste considerazioni, va annotato l’elemento cronachistico che archivia tutta la vicenda che si è conclusa con la celebrazione, in forma privata, del sacro rito esequiale, martedi 23, presso il cimitero di Itri, dove l’angelo Simone ha trovato il giaciglio per il Riposo terreno, e dopo che la famiglia aveva decisamente respinto qualsiasi invito a far effettuare l’autopsia, ringraziando, nel contempo, ancora una volta, medici e operatori tutti, impegnatisi “al limite delle umane possibilità, pur nel poco gratificante trattamento economico goduto”, ad assistere la madre sia durante la gravidanza, sia durante il parto, completando la meravigliosa prova di dedizione deontologica al compito svolto come una missione soprattutto in quella tremenda ultima ora quando la lotta contro il destino si è fatta tremendamente impari.
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