Lo specchio di mare antistante punta Capovento, sulla splendida costiera sperlongana, è diventato, domenica pomeriggio, sito di conferimento rifiuti da parte di una quindicina di imbarcazioni. La denuncia, dai toni giustamente inviperiti, è partita da una moltitudine di bagnanti che avrebbero notato imbarcazioni dagli 11 ai 14 metri gettare in mare sacchetti con immondizia anzichè “conferirli” nei punti a ciò deputati e di cui le strutture portuali di Sperlonga sono provviste, anche dopo l’intervento della Provincia che ha dotato tutto il litorale pontino di ben tre battelli ecologici “spazzamare”.
La loro rabbia sta nel fatto che, a fronte del possesso di imbarcazioni dal costo elevatissimo, i proprietari dimostrano una inciviltà forse neanche paragonabile a quella dell’uomo delle caverne. Le buste con l’immondizia in mare contribuiscono a creare quella schiuma che poi appare sulla superficie e che i giornali prontamente denunciano, magari addebitandola agli abusi edilizi commessi a chilometri di distanza. Da qui l’appello ai competenti uffici della Capitaneria di Porto affinchè effettui controlli rigidi su questo grave reato ecologico perpetrato da gente che, a giudicare dal possesso della barca, non dovrebbe avere problemi economici assillanti.
Addirittura qualche bagnante, in giro con il pedalò, avrebbe recuperato a una certa distanza dalla riva un sacco per immondizia, ricolmo di rifiuti, con su la scritta “Comune di Pozzuoli”. Chiaramente non va colpevolizzato l’istituzione citata dalla didascalia sul contenitore per rifiuti, ma la prima riflessione che viene in testa è che l’abbandono in mare di tutta quella sporcizia non potrebbe essere addebitata a persone che provengono da Domodossola o da Cervignano del Friuli. Da una battuta circolata tra i bagnanti, è emersa l’idea – sicuramente fantasiosa ma non certo sbagliata nella valutazione del comportamento civico della gente – che sarebbe auspicabile l’istituzione, come per la patente, anche di una carta di accesso al mare. “Bruciati” i punti per le reiterate infrazioni di carattere ecologico-ambientale, dovrebbe essere precluso l’accesso allo specchio pelagico. Magari – aggiungiamo noi – per recuperarli, certi banditi dell’habitat dovrebbero essere messi a spazzare litorali e a recuperare immondizia di ogni sorta che “dall’uno all’altro mar” caratterizza la superficie del bene più prezioso che il nostro Paese detiene per richiamare turisti e, di conseguenza, per far introitare moneta preziosa alle nostre dissestate casse pubbliche.
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