ITRI, IL COMUNE SI COSTITUISCE PARTE OPPONENTE NEL RICORSO AL TAR DELLA CAVA SAN PELLEGRINO

Un'immagine della Cava San Pellegrino

Tra Cava “San Pellegrino”, a Itri, e il comune è ormai una guerra a suon di carta bollata. La multinazionale del gruppo Unicalce aveva comunicato, il 12 maggio scorso, di aver adito le vie legali, presentando ricorso al Tar del Lazio contro il Piano rumore approvato, all’unanimità, dal consiglio comunale in carica due anni fa.

Mercoledi la giunta comunale ha attivato l’iter di costituzione di parte resistente nei confronti della “San Pellegrino”. Sale, così, la tensione, a Itri, anche alla luce delle crescenti proteste di cittadini e turisti che chiedono che la cava rispetti le norme che disciplinano questa attività, peraltro denunciata -relativamente alle cave del Lazio – da Legambiente, nelle sue devianze operative rispetto alle disposizioni vigenti in materia di attività estrattiva.


E proprio a Legambiente Lazio, presente, giovedi, sul litorale sud pontino di Fondi e di Gaeta per denunciare la piaga dell’abusivismo edilizio sulle coste laziali (2.379 abusi solo nel 2009 nei comuni costieri, ben 6,5 illeciti al giorno) sono giunte le dettagliate denunce in merito alla cava di Itri, ricevendo, dal presidente regionale, Lorenzo Parlati, presente a Fondi, l’assicurazione che del problema si interesserà quanto prima l’associazione della struttura ambientalista di viale Regina Margherita, 157, a Roma. Lo stesso Parlati ha voluto avere notizie dettagliate sulla tanto contestata cava, contro il cui funzionamento, a Itri, si sono levate le proteste di professionisti, operai, contadini, medici, madri di famiglia, partorienti, pendolari e lavoratori che si alzano ogni mattina alle cinque, dopo notti disturbate dai rumori delle attrezzature della cava, dalla sirena che segnala emergenze nel funzionamento dei macchinari e dopo ogni altra sorta di fastidio alla quiete pubblica.

E, proprio per prevenire strumentalizzazioni messe in campo dalla cava che accusa i ricorrenti di voler lasciare sul lastrico le venti famiglie degli altrettanti dipendenti, dal comitato “una cava in regola” è stata rinnovata la sottolineatura che non si vuole la chiusura della struttura, ormai attorniata da abitazioni private, ma solo la sua regolarizzazione secondo il piano del rumore che, stando al ricorso al Tar, non sarebbe di gradimento alla multinazionale. Perchè?

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