La proposta di piano rifiuti della Giunta Polverini è stata stamattina al centro di un’audizione con le organizzazioni ambientaliste ed i comitati dei cittadini. Ad ascoltare proposte, critiche ed esigenze in vista dell’avvio, martedì prossimo, dell’esame del provvedimento è stata la commissione Ambiente del Consiglio regionale del Lazio presieduta da Roberto Carlino (Udc). Una volta ottenuto il via libera della commissione consiliare, il piano approderà nell’Aula della Pisana per il voto definitivo.
Le maggiori perplessità si sono appuntate sullo “scenario di controllo”, che entrerà in azione qualora non fossero raggiunti gli obiettivi dell’asse principale del piano, tra cui il 65% di raccolta differenziata nel 2012. L’associazione “Non bruciamoci il futuro” ha bocciato il piano, ritenendolo “teorico”. Appunti anche sul fatto che faccia molto leva sui privati, in contrasto col recente referendum sulla privatizzazione dei servizi pubblici. L’associazione ha inoltre annunciato la consegna di una proposta di piano alternativo, stigmatizzando l’ipotesi di un “piano B” da attivare qualora non si raggiungesse il difficile obiettivo del 65% di raccolta differenziata imposto dalla legge statale.
Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, ha chiesto lo stralcio dello “scenario di controllo” – in altre parole il cosiddetto “piano B” – perché la Regione non dovrà – a suo parere – cercare di ottenere deroghe. Anche il “Forum Ambientalista” ha manifestato preoccupazione per la possibilità di derogare alle percentuali di legge sulla “differenziata”. “Il nodo irrisolto resta uno – ha sostenuto Sabina Ricotti del “Forum Ambientalista” – in questa Regione non si vuol far partire la raccolta differenziata in maniera seria”. A fine mattinata sulla richiesta di stralcio del cosiddetto “piano B”, i tecnici dell’assessorato che non è possibile perché è previsto dalle norme di programmazione regionale.
Legambiente ha quindi domandato sul ‘dopo Malagrotta’ trasparenza e coinvolgimento di istituzioni, associazioni e cittadini, escludendo, pertanto, che si possano indicare i siti tra luglio e agosto, quando la gente è al mare. Partecipazione dei cittadini al processo decisionale reclamata anche da Ecoitaliasolidale, nei giorni scorsi ascoltata anche dalla Commissione Ricorsi del Parlamento europeo, che ha chiesto di conoscere la data esatta di chiusura di Malagrotta. Certezza e trasparenza reclamata anche dai rappresentanti dell’ “Assemblea cittadini Valle Galeria”. “Se poi l’obiettivo è quello del 65% di raccolta differenziata – ha osservato Parlati di Legambiente – non credo si possa cercare una nuova Malagrotta”. Alternative che “Codici”, contrariata per l’assenza dell’assessore Di Paolo all’audizione, ha lamentato di non aver trovato nel piano rifiuti.
Il “Comitato Malagrotta” ha chiesto, da parte sua, un cambio di mentalità nella programmazione regionale che punti alla diminuzione e al recupero dei rifiuti in alternativa a discariche e inceneritori, rimarcando come l’Ama nella Capitale non si impegni abbastanza per la “differenziata”. “Codici” ha sottolineato l’assenza all’audizione dell’assessore Pietro Di Paolo e lamentato che non si sono individuate nel piano alternative a Malagrotta. Denunciata da “Codici”, a questo proposito, la modalità di raccolta differenziata “duale” nel X Municipio di Roma, alla quale per parteciparvi i cittadini dovrebbero recarsi ai punti di raccolta la mattina presto. “Marevivo” ha sottolineato carenze sotto il piano industriale, “Occhio del riciclone” ha rimarcato pesanti assenze sul piano della prevenzione ed il riutilizzo dei rifiuti. L’associazione “Amici dell’Inviolata” ha chiesto l’individuazione di impianti per l’umido e chiesto sanzioni per quei comuni che non differenziano.
Hanno partecipato all’audizione Rodolfo Gigli (Udc), Francesco Carducci Artenisio (Udc), Francesco Pasquali (Fli), Rocco Berardo (Lista Bonino Pannella), Daniela Valentini (Pd), Ivano Peduzzi (FdS), Angelo Bonelli (Verdi), Luigi Nieri (Sel).
LAZIO. RIFIUTI, LE PMI PROMUOVONO IL PIANO REGIONALE
“Federlazio Ambiente è dalla parte del piano regionale di gestione dei rifiuti. Lo ritiene positivo e propositivo e che rappresenti un sostanzioso passo in avanti rispetto al clima di incertezze che spesso ha caratterizzato la materia”. Così Bruno Landi, presidente di Federlazio Ambiente, nel corso della seconda audizione indetta questa mattina in commissione Ambiente dal presidente Roberto Carlino (Udc). Lunedì prossimo si terrà un’ulteriore audizione alla quale sono stati invitati il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, quello di Allumiere, Augusto Battilocchio, i presidenti delle Province del Lazio e quelli di Arall, Lega Autonomie Lazio, Uncem, Anci Lazio e Upi Lazio.
“La proposta di piano rifiuti – secondo l’associazione delle piccole e medie imprese del Lazio – contiene una politica avanzata per quanto riguarda la riorganizzazione tecnologica ed operativa del settore. In particolare Federlazio ha apprezzato la previsione di una filiera di impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) a valle della raccolta differenziata e delle azioni di contenimento nella produzione di rifiuti. “Il fatto di aver scelto di produrre combustibile da rifiuti o combustibile solido secondario per alimentare i termovalizzatori – ha proseguito Landi – è una scelta, secondo noi, giustissima, opportuna e qualificante per la Regione Lazio come alternativa a bruciare quasi tutto”. Gli impianti TMB sono da considerare per Federlazio una prosecuzione della raccolta differenziata con strumenti tecnologicamente avanzati. A questo proposito la RIDA ambiente di Latina, azienda non associata a Federlazio che produce combustibile derivato dai rifiuti (Cdr), ha tenuto a puntualizzare, però, che non si può ragionare “su impiantisca nuova da realizzare se quella esistente non viene utilizzata”.
Landi poi ha apprezzato la previsione di uno “scenario di controllo” (il cosiddetto “piano B”) perché rappresenta uno strumento di raccordo tra la realtà attuale della gestione dei rifiuti nel Lazio con una media di differenziata tra il 18-20% nel 2011 all’obiettivo di piano del 65% nel 2012. Le piccole e medie imprese del Lazio hanno dunque preventivato, perché siano realizzati gli impianti, investimenti dai 650 milioni ad un miliardo di euro. A questo proposito Federlazio ha chiesto alla Regione di “sensibilizzare” le grandi banche perché accompagnino gli imprenditori nel loro sforzo, di sostenere le Pmi nella lotta per la revisione del sistema delle tariffe (definite le “più basse d’Italia”) e che i Comuni laziali paghino il loro debito di circa 250 milioni di euro nei confronti del sistema delle imprese che operano nel ciclo dei rifiuti. Aspetto questo che Manlio Cerroni, il presidente di Colari, l’azienda che gestisce Malagrotta, ha rimarcato affacciando la possibilità che la Regione possa essere chiamata a garanzia degli enti locali che non pagano.
I debiti degli enti locali sono stati al centro delle preoccupazioni di Ugl, sindaco invitato all’audizione, che ha ricordato a tal proposito il “caso Gaia” come esempio di comuni che non pagano né i privati né le aziende pubbliche, perché magari hanno utilizzato i soldi della tariffa rifiuti per scopi diversi o tollerano una forte evasione. Ugl ha espresso apprezzamento per il superamento – con la proposta in discussione in commissione Ambiente – dei piani commissariali, ma ha rilevato che il piano evidenzia un deficit impiantistico e ha chiesto prevenzione, educazione e repressione per sostenere la differenziata oltre alla riduzione degli imballaggi.
La Uil, che ha dichiarato di parlare anche a nome di Cgil e Cisl, ha sostenuto che le discariche e la termovalorizzazione non sono sufficienti a far funzionare bene un sistema industriale dove ci sono società operanti nel ciclo dei rifiuti in crisi economica costrette a ricorrere alla cassa integrazione. Quindi è necessario – secondo l’organizzazione sindacale – attivare una filiera industriale che punti all’obiettivo del 65% di differenziata con un modello unico di raccolta (critiche sono state rivolte al sistema “duale” adottato dal Comune di Roma). Né si può dire che la “differenziata”, secondo Uil, costi tanto, visto che l’attuale sistema è da ritenersi anch’esso dispendioso. Manifestata infine la preoccupazione, dal sindacato, per l’esistenza di un “sistema di controllo” – quello che è stato chiamato “piano B” – che sarebbe da mettere da parte per scegliere in maniera netta un’impostazione innovativa che faccia a meno di megadiscariche.
Hanno partecipato all’audizione i consiglieri: Pier Ernesto Irmici (Pdl), Rodolfo Gigli (Udc), Francesco Carducci Artenisio (Udc), Ivano Peduzzi (FdS), Rocco Berardo (Lista Bonino Pannella) e Luigi Nieri (Sel).
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