Si svolgono a 360 gradi le indagini condotte dai Carabinieri della stazione di Itri per far luce sul furto della statua di Padre Pio dall’omonima piazza dove era stata collocata il 2 maggio del 1999 dopo che si erano attivati molti fedeli, tra i quali Giuseppe Manzo, promotore dell’iniziativa. La scoperta del furto sacrilego è stata fatta alle 5,30 di martedi dalle prime donne che si erano recate ad attendere gli autobus di linea Cotral la cui stazione è ubicata proprio nell’ampia piazza su cui si ergeva benedicente l’immagine dell’allora beato di Pietrelcina. L’ultima testimonianza di chi aveva visto la statua al suo posto era stata di Giuseppe Agresti (meglio conosciuto come “Ciapòne”), il solerte impiegato del comune di Itri che, tornando dal Tribunale di Latina verso l’una e mezza di notte, dopo avervi trasportato i plichi relativi alle operazioni del voto referendario, nel veicolare davanti la statua, collocata di fronte alla statale Appia e alle spalle di Corso Appio Claudio (lato Roma), alias “Lo Straccio”, l’aveva vista al suo posto, dato che lui è solito segnarsi con la Croce quando transitava davanti all’icona scultorea del frate con le stimmate. Il furto si presuma sia avvenuto verso le tre, dato che la gente è rimasta in giro fino all’una, in quanto nella vicina piazza Annunziata c’era stato l’intrattenimento musicale nell’ambito dei festeggiamenti mondani per la ricorrenza di Sant’Antonio da Padova. Dalle immagini che corredano il servizio si può notare come i ladri abbiano tagliato i bulloni anteriori che fissavano la statua al basamento e che l’abbiano poi piegata all’indietro per scardinare l’attacco posteriore della base, come si evince dai perni piegati che tenevano fissata la zona delle spalle e del retro della statua. Il massimo riserbo, da parte dei Carabinieri e del m.llo comandante Giovanni Persico, circonda le indagini. E’ la gente che formula una serie di ipotesi, alcune frutto di autentiche leggende o convinzioni metropolitane. Qualcuno spiega l’accaduto con la motivazione del facile guadagno con la rivendita della statua, ipotesi, questa, che non sta in piedi perchè molta gente sapeva che il Padre Pio dell’omonima piazza di Itri non era nè di bronzo, nè di rame, ma di vetroresina, per cui il materiale aveva uno scarso valore commerciale. Qualcun altro ha azzardato l’ipotesi che possa trattarsi di un devoto tanto attaccato al frate proclamato santo dalla Chiesa sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, per cui avrebbe desiderato tanto avere in casa o in un luogo dove potrebbe essere solito raccogliersi in preghiera l’immagine scolpita di Francesco Forgione, per la chiesa padre Pio. Ci sono, poi, due immaginari collettivi che fanno riferimento agli scherzi idioti di mattacchioni notturni in cerca di emozioni imbecilli o, come ipotesi molto preoccupante, al rigurgito dissacrante dei praticanti le sette sataniche, tanto diffuse a Itri alla fine degli Anni Ottanta (a quel tempo ci fu, tra i tanti episodi inquietanti, il furto della Madonna Immacolata custodita nella grotta lungo la Statale Appia, tra Itri e Formia, addebitato appunto ai seguaci del riti del “666”) e che ultimamente hanno trovato spazi anche se solo goliardici su qualche sito facebook con le immagini dei Crocifissi bruciati di notte o in località Campello durante i periodi vacanzieri. Comunque, al di là di queste ipotesi che lasciano il tempo che trovano, la reazione tangibile è stata quella di una processione continua di fedeli sul posto del furto, dover sostano in preghiera, portano fiori e accendono lumini.
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