“Il ruolo delle case rifugio è fondamentale per permettere alle donne di affrancarsi dalla violenza”. Lo ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali e Famiglia della Regione Lazio, Aldo Forte, in visita al Centro Donna Lilith di Latina che accoglie donne in temporanea difficoltà e offre, presso la sua Casa rifugio, ospitalità alle vittime di violenza e ai loro figli. “Per combattere efficacemente la violenza di genere, infatti – ha continuato Forte -, si deve operare su più fronti. Dall’assistenza fino alla prevenzione e all’informazione, perché si tratta di un problema prima di tutto culturale. Da qui, la Regione ha stanziato 300 mila euro per una serie di attività di carattere comunicativo ed educativo sul fenomeno da svolgere nelle scuole e nelle comunità territoriali. Risorse che serviranno a finanziare anche degli specifici corsi di autodifesa”.
Ad accompagnare l’assessore Forte, c’era Paola Bernoni, membro dell’Osservatorio permanente sulle famiglie della Regione Lazio che, proprio grazie a una sua proposta fatta quando era ancora consigliere provinciale, ha giocato un ruolo determinante per la creazione del centro di Latina e di quello di Terracina. “Molte donne, parliamo di circa il 90 per cento, – ha spiegato – non denunciano gli abusi psicologici e fisici che subiscono perché non hanno un posto dove andare. L’associazione Centro donna Lilith onlus, invece, offre alle vittime di violenze un luogo sicuro nel quale ricevere protezione e dal quale ripartire per rimettersi in gioco”. Su quest’ultimo punto Bernoni concentra, poi, la sua attenzione, dichiarando come “non sia sufficiente garantire protezione, ma a questa debbano accompagnarsi dei percorsi di reinserimento sociale per evitare che queste donne vivano in uno stato di perenne assistenza. Una questione che stiamo discutendo anche in seno all’Osservatorio permanente sulle famiglie della Regione Lazio”. A tal proposito Bernoni parla della necessità di prevedere “un accesso facilitato agli alloggi residenziali pubblici e non, come avanzato da qualcuno in passato, la creazione di un unico complesso abitativo per donne uscite dalla violenza. Perché altrimenti si rischierebbe un nuovo isolamento sociale, che è proprio ciò che va evitato. Una casa, quindi, e un lavoro, per spezzare quella dipendenza economica che in molti casi è il laccio più forte tra chi subisce e chi attua la violenza”.
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