L’Asso 22 è stato sequestrato per impedire alle forze Nato il bombardamento, cominciato il 19 marzo, di parte del porto di Tripoli, uno degli obiettivi strategico miliatari individuati dalle forze occidentali operanti in Libia. L’equipaggio a bordo è stato usato dal regime libico come scudo umano a difesa delle infrastrutture in possesso. E’ quanto emerge dai primi colloqui avuti dai marittimi sequestrati rientrati nelle proprie cittadine di origine. Nei giorni scorsi, immediatamente dopo l’approdo nel porto di Augusta, il sostituto procuratore di Siracusa, Maurizio Musco, già aveva iniziato gli interrogatori dell’equipaggio per chiarire la dinamica del sequestro che ora diventa più chiara. Come anche la recentissima decisione del Governo, a circa 24 ore di distanza dalla liberazione del rimorchiatore dell’Augusta Offshore, di aderire ai bombardamenti della coalizione sul territorio libico. «Mi hanno raccontato che hanno vissuto momenti di terrore soprattutto nei primi giorni del sequestro, e che i miliziani libici si alternavano nel presidio del rimorchiatore: non erano sempre gli stessi militari e tutti avevano una gran voglia di mangiare perché apprezzavano i piatti del cuoco italiano» racconta il sindaco di Pozzallo (Ragusa) Giuseppe Sulsenti dopo aver incontrato i membri dell’equipaggio. L’armatore Mario Mattioli ha dichiarato di non avere mai ricevuto alcuna richiesta di riscatto e comunque di non avere pagato alcuna somma di denaro. A Gaeta intanto si attende a ore il rientro del comandante del rimorchiatore, il capitano Luigi Chiavistelli.
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