Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Brescia ha portato a termine una lunga e complessa attività d’indagine, iniziata nel 2008, avente ad oggetto una maxi frode fiscale nel settore del commercio dei rottami metallici commessa mediante l’emissione ed annotazione in contabilità di fatture per operazioni inesistenti.
Le investigazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica di Brescia e condotte anche con l’ausilio di indagini tecniche e servizi di osservazione e pedinamento, si sono concluse con l’emissione, da parte del G.I.P. di Brescia, di 11 ordinanze di custodia cautelare (2 in carcere e 9 agli arresti domiciliari), la denuncia di 28 persone e l’accertamento di fatture fittizie per un ammontare complessivo di oltre 180 milioni di euro. Tra i destinatari delle custodie cautelari ci sono anche un formiano 70enne, attualmente in carcere, e la figlia 39enne ristretta agli arresti domiciliari.
Uno dei soggetti destinatari delle misure cautelari è tuttora ricercato. 8 degli arrestati sono di Lumezzane (BS), 1 di Cellatica (BS) ed il formiano.
Inoltre, sono state sequestrate 130 unità immobiliari tra queste una villa a San Remigio di Formia, 20 autoveicoli e 6 motocicli, per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro, tra cui un’autovettura WIESMAN ROADSTER – prodotta a mano in un numero limitato di esemplari – del valore commerciale di 300.000 euro. Tali sequestri sono finalizzati alla successiva confisca per equivalente.
15 le imprese coinvolte ubicate in Lombardia, Sicilia e Campania.
Al centro del sofisticato sistema di frode 3 società “cartiere” aventi sede ad Arzano (NA), Ravanusa (AG) e Paderno Franciacorta (BS)], ossia costituite al solo scopo di emettere fatture fittizie a copertura contabile di consistenti acquisti di rottame metallico effettuati in “nero” da società commerciali realmente operative, localizzate nelle province di Brescia (Lumezzane, Villa Carcina, Gardone Val Trompia, Torbole Casaglia) e Napoli.
Fondamentale è stata la meticolosa ricostruzione dei flussi di denaro contante proveniente dalla monetizzazione di assegni e bonifici ricevuti in pagamento dalle “cartiere” a fronte delle false transazioni commerciali.
Il contante veniva quindi restituito alle imprese destinatarie del rottame, tranne una percentuale trattenuta dalle “cartiere” (circa il 4%) come corrispettivo per la loro attività fraudolenta.
Emblematico è stato, in tale contesto, il rinvenimento a bordo dell’auto di un soggetto di origine campana – gestore di una “cartiera” – di una valigetta contenente quasi 300.000 euro in contanti, che il soggetto stava per restituire ai responsabili delle imprese bresciane destinatarie delle fatture false.
Il meccanismo dell’interposizione delle “cartiere”, estremamente complesso per il numero dei soggetti coinvolti e per gli escamotages contabili utilizzati, consentiva:
* ai fornitori “in nero” di piazzare sul mercato i propri prodotti senza dichiarare al Fisco i relativi ricavi;
* alle imprese clienti di acquistare rottami (materie prime per le proprie lavorazioni) a prezzi inferiori a quelli di mercato, con evidenti danni alla concorrenza.
L’operazione “Pulcinella”, culminata nei predetti arresti e nell’esecuzione di numerose perquisizioni, ha visto impegnati circa 100 militari della Guardia di Finanza, con la preziosa collaborazione degli altri Reparti del Corpo della provincia di Brescia, nonché del I Gruppo di Napoli, del Gruppo di Formia, della Compagnia di Casalnuovo di Napoli, della Compagnia di Capua e della Tenenza di Voghera.