FORMIA: LA FUGA DI UN NOBILE

Condannato a cinque mesi per inosservanza del decreto di espulsione. E’ una storia che sembra assomigliare a quella di tanti altri quella di Singh Kuldeep, un immigrato irregolare indiano. Eppure, proprio uguale non lo è. Il 32enne, era stato intercettato il 15 novembre dai Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile durante un servizio di controllo del territorio sulla via Flacca a Formia. Processato per direttissima ieri mattina, assistito dall’avvocato Raffaele Vento, Kuldeep è stato condannato presso il Tribunale di Gaeta a cinque mesi di reclusione con l’obbligo di espulsione, dal giudice Rosanna Brancaccio. L’uomo, però, non sconterà la pena perchè dagli atti risulta incensurato. Nonostante l’obbligo di rientrare in India pare, inoltre, che l’uomo non abbia alcuna intenzione di fare ritorno nel suo paese natale ma non perchè non sia in grado di sostenere le spese del viaggio. Kuldeep, infatti, appartiene a una facoltosa famiglia. A testimoniarlo, c’è quanto accaduto alcuni giorni fa presso la compagnia carabinieri di Formia dove, inizialmente, l’indiano si trovava in stato di fermo. Qui, infatti, lunedì è giunta un’automobile di rappresentanza dell’ambasciata indiana in Italia. Formale la richiesta presentata alle autorità dai diplomatici indiani: «I genitori di Kuldeep chiedono il rientro immediato del figlio». Altrettanto secco il rifiuto dell’uomo. Si viene così a sapere che il 32enne è fuggito da casa diversi anni fa per cambiare vita e, a suo dire, soprattutto per allontanarsi da una realtà fatta di regole, rinunce ma anche di agiatezze. A quanto pare preferisce girovagare per il mondo, senza danari, senza fissa dimora ma libero da ogni restrizione. Un po’ la favola del “Principe cerca moglie” partito alla volta dell’America alla ricerca di una consorte occidentale. Se non fosse che la vita è molto diversa dalla favola e oggi Kuldeep è un alcolizzato e, da ieri, anche un pregiudicato. Non si sa se tornerà mai nel suo paese e alla sua vecchia vita. Probabilmente resterà sospeso nella condizione comune degli immigrati irregolari: senza diritti, senza doveri.