LATINA: DOPO IL CARCERE ARRIVA LA SORVEGLIANZA E LA CONFISCA PER ALESSANDRO DE ROSA

questura-latina2Come si ricorderà nei primi mesi di quest’anno la Polizia di Stato ha posto all’attenzione dell’Autorità competente un noto pregiudicato del Clan dei De Rosa, caratterizzato da una fortissima coesione con  gli altri  gruppi gitani, stanziali in città. Tale commistione è diventata ormai un elemento qualificante del tipo di criminalità che tenta di accreditarsi ulteriormente nel capoluogo pontino.

Per rendere sostanziale il contrasto alla illegalità diffusa, nell’aprile dell’anno in corso gli uomini della Divisione Anticrimine della Questura di Latina eseguirono un decreto di sequestro, emesso dal locale Tribunale, di tutti i beni intestati a Alessandro DE ROSA, attualmente detenuto , nato nella capitale trentacinque anni fa, la cui ascesa delinquenziale è iniziata, all’età di 15 anni.
Il provvedimento di  sequestro preventivo prese le mosse da una proposta di applicazione di misure di prevenzione grazie alla quale i giudici valutarono l’esistenza di sufficienti indizi tali da far  ritenere che i beni di proprietà del proposto siano il frutto di attività illecite o ne costituiscono il reimpiego.


D’altronde i cronisti locali già sanno che il  De Rosa, proveniente dalla famiglia dei Di Silvio, si è distinto, all’interno del “famoso sodalizio criminale,” come un elemento con un temperamento ed una personalità tendente alla sopraffazione degli altri. Ne è la riprova che ancora minorenne a Roma fu arrestato per tentata rapina, violenza carnale, ratto a fine di libidine e condannato alla pena di anni due di reclusione e lire 500 mila di multa, pena sospesa. Figurano inoltre  a suo carico altre condanne per furto ricettazione, gioco d’azzardo e guida senza patente Trasferitosi a Latina nel 1996, due anni dopo è stato tratto in arresto su ordine di custodia cautelare in carcere per concorso nell’omicidio di Saccone Francesco, noto camorrista beneventano. Negli anni a venire è stato arrestato per spaccio di stupefacenti, furto, condannato per rapina ai danni di un istituto di credito.

Dotato di scaltrezza e proclività a delinquere, né i provvedimenti del rimpatrio con Foglio di via obbligatorio, né i benefici di legge a cui è stato ammesso continuamente dall’A. G. ( permanenza in casa, arresti domiciliari, obbligo di presentazione alla P.G., affidamento in prova ai Servizi Sociali) lo hanno persuaso a cambiare condotta ed a reinserirsi nel contesto sano della società.

Già sottoposto nel 2004 alla sorveglianza speciale di p,s, per due anni è stato poi puntualmente denunciato dagli operatori della Squadra Volante per inosservanza degli obblighi derivanti dalla misura o per violazioni degli obblighi dei sigilli posti su un fabbricato che si è costruito abusivamente nel corso degli anni.

L’ultimo eclatante episodio è stato nel maggio del 2008 in cui fu arrestato  per aver, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso ed in concorso, illecitamente detenuto al fine di spaccio complessivamente 500 gr. lordi di sostanza stupefacente del tipo “hashish” suddiviso in 5 panetti.  Nel giugno 2008 l’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica di Latina comunicava che al condannato era stata anche applicata la misura accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Il quadro che è emerso ha reso necessario  un freno alla escalation criminogena del pluripregiudicato DE Rtesserino_poliziaOSA e così il Collegio Penale lo ha sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni ordinando la confisca dei beni in pregiudizio del sorvegliato e delle persone con lui conviventi,  delegando la Divisione Anticrimine della Questura di Latina per l’esecuzione dei provvedimenti.

I beni immobili e mobili confiscati sono un motociclo 125 Honda immatricolato nel 2009 un’autovettura Fiat cc 1242 acquistata nel 2008, un terreno sito a Latina con annessa abitazione non accatastata in quanto edificata abusivamente intestata alla sorella convivente.

Il sorvegliato, attualmente in carcere in un penitenziario laziale in espiazione pena per omicidio doloso e porto abusivo di armi, è obbligato a pagare una cauzione di 3.000,00 euro e osservare una serie di prescrizioni, tra cui recarsi a firmare tre volte alla settimana in Questura, dettate dalla Sezione Penale del Tribunale, per rendere più fattivo il controllo di polizia e scongiurare la possibilità di un nuovo ricorso al crimine del sorvegliato speciale.