Morti alla Kyklos: “Le mascherine non andavano indossate”

DSCN9618“Un evento imprevedibile. Il percolato è un rifiuto speciale non pericoloso”. Lo spiega l’avvocato Angelo Di Silvio, legale della ditta di autotrasporti per cui lavoravano Fabio Lisei e Roberto Papini, gli operai morti ieri nella tragedia alla Kyklos.

Quella di Papini e Lisei era una manovra di routine: dovevano recuperare il percolato prodotto dai rifiuti e trasportarlo fuori, per le successive operazioni di smaltimento o trasformazione.


Le due vittime, Fabio Lisei e Roberto Papini, erano due operai di esperienza, dipendenti della “Mira”, la ditta di Orvieto che ha avuto il lavoro in subappalto dalla EcoSpazio 2000, titolare del contratto. «Quando la EcoSpazio non ce la fa con le consegne — spiegano dall’Acea — sappiamo che l’azienda si appoggia alla Mira, ma con un subappalto da noi controllato».

Ieri mattina Fabio e Roberto hanno attaccato il tubo del percolato al primo autocarro: non avevano le mascherine di protezione, perché maneggiano materiale in teoria non tossico (prevalentemente scarti di rifiuti organici), quindi non è obbligatorio indossarle. Le regole di sicurezza di Kyklos, però, vietano di arrampicarsi sul tetto dei mezzi. Esattamente quello che hanno fatto i due uomini, stando a quanto hanno potuto ricostruire i carabinieri, l’Asl locale e i vigili del fuoco. Pare volessero aprire la valvola sopra la cisterna, per dare fiato e caricare più velocemente.

*Fabio Liseo e Roberto Papini, le due vittime viterbesi dell'intidente alla Kyklos*
*Fabio Liseo e Roberto Papini, le due vittime viterbesi dell’intidente alla Kyklos*

L’Arpa ha prelevato campioni da analizzare in laboratorio. Mentre per avere un’idea precisa delle cause della morte e del tipo di sostanza respirata dagli operai, bisognerà aspettare l’autopsia.

L’ipotesi che le esalazioni provenissero dalla cisterna vengono escluse dall’avvocato dell’azienda: “Gli operai avevano utilizzato gli stessi camion anche venerdì – spiega Di Silvio -. In più, dai primi rilievi, sembrerebbe che l’incidente non sia avvenuto subito, all’apertura della cisterna, ma quando hanno iniziato a riempirla di percolato. Chiaramente, gli accertamenti sono ancora in corso”.

“L’impresa ha un suo documento di rischi, un piano operativo di sicurezza e i lavoratori sono dotati di un apposito kit con i dispositivi di protezione individuale. Anche i mezzi di trasporto risultano a norma. Non possiamo che attendere gli esiti dell’indagine. Nel frattempo, l’azienda è vicina alle famiglie degli operai”. Il pm di Latina Luigia Spinelli ha aperto un fascicolo attualmente contro ignoti.

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