L’associazione sindacale lavoratori di base Cobas denuncia: “Lavoro nero in aumento a Latina”

cobasDa una indagine dell’ufficio vertenze dell’’A.S.La COBAS di Roma e del Lazio , sulla base di lavoratori e lavoratrici che denunciano tramite il sindacato i rapporti di lavoro non regolarizzati è emerso che l’esercito dei lavoratori in nero in provincia di Latina, nel 2013 e fino al 31 maggio scorso, ha ingrossato le sue fila di 15 mila unità rispetto al 2012. L’’82,3% di questi sono giovani ,dai 18 ai 30 anni, che svolgono attività nel settore commercio e terziario.

La causa dell’aumento del sommerso è da imputare alle deregolarizzazioni contrattuali del lavoro degli ultimi anni, che hanno abbassato le garanzie dei lavoratori rendendoli facilmente ricattabili dalle aziende, privandoli così delle normali tutele.


L’’assioma da cui bisogna ripartire è che più le condizioni sono favorevoli ai lavoratori, più diminuisce il lavoro in nero. Infatti, se un lavoratore fa ricorso a una ditta, oggi deve prima dimostrare di essere un dipendente e che forma di dipendenza ha avuto, mentre prima esisteva solo la forma dipendente.

E se la precarietà e l’abbassamento delle garanzie contrattuali ha influito sull’aumento del lavoro nero, il depotenziamento degli ispettori del lavoro e l’introduzione del meccanismo che permette loro di essere anche consulenti aziendali ha peggiorato la situazione.

Dall’indagine è emerso anche l’incidenza del lavoro nero di tanti extra-comunitari, soprattutto colf e badanti, che svolgono attività per oltre 60 ore settimanali, senza regolarizzazione e con una paga media di circa 400 euro mensili.

Insomma, i dati parlano chiaro, ma dietro le cifre, come al solito, ci sono uomini e donne, privati dei loro diritti fondamentali: al lavoro, alla sicurezza, alla previdenza sociale. Persone che loro malgrado danneggiano il sistema produttivo e previdenziale del territorioPontino. Come a dire, oltre il danno la beffa: non solo non puoi usufruire di malattie, denunciare infortuni e rivendicare alcun altro diritto costituzionale dei lavoratori, ma in più, una volta diventato vecchio, anziché il giusto riposo, con un congruo emolumento a favorirlo, un destino da pensionato sociale al minimo e chissà a quale età.

Facendo riemergere il lavoro in nero si innescherrebbe un circuito virtuoso per cui l’’Inps non avrebbe alcun problema a pagare i pensionati.

Bisogna che il nuovo Governo Renzi metta in campo nuovi interventi contro il lavoro sommerso .