Truffa aggravata. E’ l’ipotesi di reato su cui indaga il sostituto procuratore della Repubblica di Latina Bontempo a seguito della denuncia querela presentata alcune mesi fa nei confronti della presidente della cooperativa Giardini di Infanzia di Formia da Maria Teresa Leccese, legale rappresentante della cooperativa sociale Le.Sa.Sca. . Teatro del contendere è ancora una volta l’affidamento dell’appalto per la gestione dell’asilo comunale “La vecchia quercia” ma con una nuova serie di particolari che pongono la vicenda sotto una nuova luce.
Tutto ruota intorno all’articolo 15 del capitolato speciale d’appalto dove si legge che la coop affidataria “ha l’obbligo di assumere tutto il personale attualmente in servizio e dipendenti dell’attuale gestore, che si renderà disponibile alla continuazione del rapporto di lavoro, compreso la figura di coordinamento. Allo stesso personale non potrà, in nessun caso, essere applicato un trattamento retributivo e previdenziale inferiore a quello goduto alla data di passaggio di gestione”.
Tutti d’accordo, sindacati compresi che sul rispetto di questo punto avevano avanzato più di un rilievo qualora non fosse stato adempiuto, ma c’è un però.
Il 13 maggio scorso la Giardini d’Infanzia comunica il personale in servizio e l’orario di lavoro delle dipendenti nell’ambito del passaggio di consegne. Ed ecco la prima anomalia: ben tre delle persone in elenco, a verifica, non risultano lavorare all’asilo “La Vecchia Quercia” bensì in altro asilo chiuso nel settembre scorso. Da cui, si legge nella denuncia della Le.Sa.Sca. “si è tentato di far assumere a carico dell’aggiudicatrice dell’appalto, personale che in verità al momento dell’appalto non era in servizio presso l’asilo comunale”.
C’è però di più e fa riferimento proprio all’articolo 15 prima menzionato: il 23 maggio il presidente della Giardini d’Infanzia chiede al Comune la risoluzione del contratto di affidamento dell’asilo nido perché il nuovo gestore non garantisce alle dipendenti lo stesso orario, il numero di mensilità annue (da 12 a 11), e lo stesso livello retributivo (passato da D3 a D2) goduto durante la precedente gestione.
Tutto vero peccato che le dipendenti dell’asilo non potevano godere del livello D3. Per meglio dire: fino a quando la gestione era tutta interna alla Giardini di Infanzia, trattandosi di una coop sociale che non divide utili, le dipendenti potevano scegliere il livello retributivo che ritenevano a loro più adeguato, alle loro mansioni e orari. Questo, però, se non sussistono i requisiti, non può essere fatto rivalere su un soggetto esterno. Il D3, infatti, da Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, è riservato alla sola figura di educatrice coordinatore e, pertanto, la nuova Coop non poteva attribuirlo a tutte le operatrici che altrimenti, si sarebbero dovute, assurdamente, coordinare a vicenda.
Nel proprio esposto, inoltre, la Le.Sa.Sca. chiede proprio questo alla Procura: accertare “se e quando” la coop Giardini d’Infanzia abbia eventualmente provveduto a modificare i livelli di retribuzione di tutte le socie/educatrici passandole dal livello D2 a D3 con il sospetto che, se effettuato solo dopo l’aggiudicazione provvisoria dell’appalto in questione alla consorziata Intesa, o dopo l’aggiudicazione definitiva, secondo la Le.Sa.Sca. ci si troverebbe davanti a uno “stratagemma” utile a conseguire un duplice illecito: “costringere e/o comunque indurre la nuova aggiudicataria a garantire alle operatrici (socie della stessa cooperativa), un trattamento economico maggiore rispetto al dovuto; chiedere la risoluzione dell’appalto per violazione dell’art. 15 del capitolato speciale d’appalto in base al quale, tra l’altro, come già visto: «Allo stesso personale non potrà, in nessun caso, essere applicato un trattamento retributivo e previdenziale inferiore a quello goduto alla data di passaggio di gestione»”.
Da cui la richiesta agli organi inquirenti di voler sequestrare o comunque acquisire copia di tutta la documentazione riguardante i soci lavoratori e i lavoratori dipendenti della Cooperativa Giardini D’Infanzia e in particolare le buste paga degli ultimi tre anni per verificare se vi sia stato un fraudolento innalzamento del livello professionale. La Procura sta procedendo anche in questo senso.
LA VICENDA DELL’ASILO ”LA VECCHIA QUERCIA”
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