"Balena bianca", l'operazione sul business criminale della droga coordinato dal De Bellis

carabinieri-di-latinaIl business criminale, a Latina più che altrove, ruota ormai tutto attorno alla droga. In particolare alla cocaina. Un ricco affare, che vede come registi nomi che hanno fatto la storia della mala locale, aiutati da un esercito di nuove leve, attirate dai facili guadagni che solo lo spaccio di sostanze stupefacenti consente di ottenere. Una conferma è giunta con il blitz scattato nell’ambito dell’inchiesta “Balena Bianca”: 27 arresti e due milioni di euro di beni sotto chiave. Un tesoro che, secondo gli inquirenti, il principale indagato, Maurizio De Bellis, avrebbe accumulato proprio facendo del mercato della droga una professione.

IL LEADER


*De Bellis Maurizio*
*De Bellis Maurizio*

De Bellis da qualche anno era scomparso dalle cronache. Lontani i tempi della guerra tra bande, dei “villaggini”, degli omicidi. Il nome del 46enne sembrava legato a un’epoca passata. Altri si erano fatti avanti sulla strada. In base a quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo provinciale, invece, l’attività illecita del latinense non si sarebbe mai fermata. Si sarebbe fatta solo più discreta e, dopo aver collezionato un paio di arresti per spaccio e altrettante condanne, il 46enne sarebbe diventato più attento. Cocaina acquistata a Roma, un nucleo di uomini fidati a cui farla piazzare, denaro investito nell’immobiliare e beni rigorosamente intestati a prestanome. Persino una villa sorvegliata con ben dodici telecamere. Gli inquirenti hanno tracciato questo quadro di De Bellis. Per loro è la “Balena Bianca”. Nell’ordinanza di custodia cautelare, chiesta dal sostituto procuratore Maria Eleonora Tortora, il gip Lorenzo Ferri ha sostenuto che dalle indagini “emerge come il De Bellis non sia uno occasionale spacciatore, ma piuttosto un soggetto che nel corso degli anni si è stabilmente dedicato a tali attività illecite, ricavandone cospicui guadagni”. La sproporzione tra redditi dichiarati e beni posseduti è stata ritenuta evidente.

LA RETE

A collaborare attivamente con il 46enne sarebbero stati altri dieci indagati, per i quali il giudice, come per De Bellis, ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere. Alcuni sono stati al centro dei principali processi antidroga negli ultimi anni, a partire da “Lazialfresco” e “Damasco 2”, altri hanno avuto un ruolo più marginale. Quasi tutti sono di Latina. Il carcere è stato disposto per Romeo Alviti, Gualtiero Sandri, Cristian Damiani, Andrea Lazzaro, Lorena Del Giudice, Roberto Toti, Giuseppe Sagliano, Salvatore Pertossi, detto Tonci, di Sabaudia, Alessio Ferri, di Fondi, e Anna Maria Carbone, di Villaricca, in provincia di Napoli. Per altri sedici indagati, inquadrati come i gregari del gruppo e anche loro quasi tutti residenti nel capoluogo pontino, il gip ha invece disposto gli arresti domiciliari. Si tratta di Marco Roma, Manuel Paolo Cardona, Andrea Garofano, Fabio Fiacco, Stefano Lazzaro, Andrea Reale, Andrea Alberton, Alessandro Pranteddu, Giovanni Bega, Silverio Mazzi, Gianni Compagni, Sara Pizzuti, il fondano Vinicio Gentili, e Sandro Di Prospero, Tiziano Fiacco ed Eros Giordano, di Sermoneta. Per altri quattro indagati, infine, è stato ritenuto sufficiente il solo obbligo di firma in caserma.  Due anni di indagini e, secondo gli inquirenti, un altro gruppo impegnato a fare affari con la cocaina in terra pontina è stato smantellato.