Ludopatia: “L’uomo d’azzardo”, la presentazione del libro a Scauri – VIDEO

Giocare è sperimentare un rischio: quel rischio è un elemento essenziale. Può esser avvertito come un bisogno viscerale, primario che modifica la percezione di sé e del proprio vissuto dilatando i contorni di una vita usuale che cede il passo al parallelismo di un’esistenza insana, menzognera mossa però dall’euforia di trovarsi sempre in bilico. Un adrenalinico senso di onnipotenza vissuto da chi si trova ad un tavolo verde o davanti ad una slot che affida se stesso al caso, inconsapevole di una perdita ben più grande del denaro che riesce a quantificare. Tutto ciò ha un nome: gioco d’azzardo.

Tema chiave del romanzo di Piero Ianniello, “L’uomo d’azzardo” (edizione MDS) presentato venerdì 17 agosto presso il “Lido del Pino” a Scauri, che ha offerto uno stimolante tavolo di confronto sottolineato magistralmente dalla lettura di alcuni passi tratti dall’opera a cura di Laura di Pofi con l’accompagnamento musicale di Antonio Pernarella. Il primo a prendere la parola è stato l’autore, Piero Ianniello che ha spiegato le ragioni che lo hanno portato all’indagine sul mondo del gioco d’azzardo, iniziata a Prato dove l’autore vive pur avendo origini del Sud Pontino: “E’ stato un progetto finanziato dalla Regione Toscana fatto di dati, statistiche come l’individuazione del giocatore medio. Io però sono interessato alle storie delle persone per cui fu molto importante incontrare il gruppo dei giocatori anonimi. Si tratta di persone che cercano di uscire dalla dipendenza dal gioco d’azzardo o ci sono riuscite e si incontrano per discuterne ed iniziare un percorso comune. L’incontro con queste persone mi ha aperto il loro mondo interiore: il vissuto, la sofferenza, il dramma giornaliero di dover giocare e sottolineo il ‘dover giocare’ perché quando il gioco diventa dipendenza non è più un piacere, ma diventa dovere. Colpito da tutto questo decisi di scrivere questa storia inventata ma per certi aspetti verosimile. Prima di pubblicarla, quando era ancora una bozza decisi di farla leggere ad uno dei membri del gruppo volendo sincerarmi di non aver scritto inesattezze visto che stavo comunque scrivendo di una malattia”.


L’approccio medico a questa patologia è stato esplicato dal dottor Vittore Camerota, medico di base e pediatra. “La mia estrazione pediatrica mi fa guardare a questa patologia da un punto di vista preventivo. Cos’è il gioco? Il gioco è un’azione libera in cui ognuno conscio che non è realtà ci si identifica. Il gioco è quello dei bambini, quello che avviene per sport, ma diventa più importante per chi gioca quando chi gioca lo fa contro il caso. Il giocatore gioca contro il caso e diventa quanto più bravo il caso a vincere quanto più il giocatore perde. Diventa sempre più difficile estirpare una situazione come questa. Quando diventa gioco d’azzardo? Ognuno di noi ha un background che porta ad esprimere la propria personalità e questo background su un genotipo particolare e predisposto esprime il fenotipo cioè ciò che ognuno di noi è. Orbene chi è immischiato in una particolare situazione di dipendenza è evidente che ha delle grosse problematiche alle spalle tant’è che si crea una vita parallela. Il giocatore incallito è qualcuno che non riconosce e non vuol farsi riconoscere dagli altri perché sa che verrebbe deriso, ma entra però in un meccanismo di dipendenza, non può farne a meno. Ecco il ruolo del pediatra. Il pediatra ha un ruolo privilegiato perché assiste alla crescita del bambino in un contesto familiare, socio-economico dove si può segnalare l’esistenza di malsane situazioni che si vengono a creare. Molto spesso rimprovero mamme che non hanno cura di lasciare che i loro figli giochino per ore sui loro smartphone evidenziando il fatto che si sta creando una situazione limite, tale che il bambino possa incorrere in una dipendenza. Spiego loro che sarebbe il caso di insegnare ai propri figli a correre o ad arrampicarsi su un albero, rispettando la loro volontà estraniandosi dalla ‘modalità’. Una persona che può avere delle problematiche del genere deve essere supportata cooperando insieme anche tra varie istituzioni: ASL, SERT”.

La fase conclusiva dell’incontro è stata affidata all’assessore alla Cultura, Mimma Nuzzo: “Il giocatore quindi ha una sua vita parallela. Riferendomi ad uno dei protagonisti del romanzo, Tommaso, lui se ne rifugia. C’è un evento traumatizzante come la morte del padre perché c’è sempre un evento scatenante che conduce il giocatore in una sorte di escalation anche emotiva. Tommaso infatti si allontana dal Paese dove era conosciuto per giocare altrove, lontano da occhi indiscreti. Cade nel circuito dell’usura che spesso è la tappa obbligata per il giocatore e spesso quella più lesiva. Anche la prostituzione quando chi gioca è una donna. L’Italia è uno dei primi paesi al mondo nell’ambito del gioco d’azzardo e la città di Minturno non è da meno. Una triste ed amara constatazione. La pubblicità di certo non aiuta e da un punto di vista ormonale c’è in circolo la dopamina in un giocatore e bisognerebbe attendere un evento molto forte da un punto di vista emotivo che inviti alla riflessione, a riconoscere di essere affetti da una patologia cioè la ludopatia. La soluzione ​possibile dal punto di vista dell’Amministrazione è la prevenzione, specialmente nelle scuole dove c’è ancora poca informazione”.

Un percorso tortuoso fatto di brusche frenate, deviazioni, corse irrazionali ma che possono portare ad una consapevolezza: ci sono rischi che non possiamo permetterci di correre e ci sono rischi che non possiamo permetterci di non correre. Il rischio più grande? Il gioco chiamato vita.

A PAGINA 2 – VIDEO: PARLA L’AUTORE DEL ROMANZO

A PAGINA 3 – VIDEO: IL DOTTOR CAMEROTA 

A PAGINA 4 – VIDEO: LA DELEGATA ALLA CULTURA