In barca dalla Svezia, affonda a Rio Martino. La “mitica” disavventura di una navigatrice

Una navigatrice svedese è salpata diversi giorni fa dalle coste del suo paese per una traversata nei mari con un bianco veliero di circa otto metri di lunghezza. Questo almeno dicono i giornali locali pontini. Possiamo subito dire che la conclusione di questa storia è che la sua nave si rovescerà, lei rischierà l’annegamento ma poi rimarrà illesa seppure turbata. E possiamo subito dire che tale rischio di affondamento si verificherà proprio sulle nostre coste danneggiando molto l’imbarcazione partita da così lontano.

Per un profano della navigazione come lo scrivente appare quasi come un viaggio mitologico, ai confini tra la storia e il tempo. Pare di vederla prendere il largo dal mar Baltico per aprirsi la strada tra gli stretti e le insenature fino a sfociare nei mari del nord, alla ricerca delle rotte dei vichinghi per poi sconfinare sulle piste d’acqua del mare Celtico, ridisegnando più a sud, costa dopo costa, i profili noti da millenni delle spiagge usate come punto di partenza verso il nuovo mondo dai grandi esploratori post medievali per poi scendere, come in una macchina del tempo, verso il Mediterraneo, il “Mare Nostrum” che richiama tutti attraversando lo stretto tra Europa e Africa. Ed eccoci qui, rivivendo i flutti dei tempi dei grandi re e imperatori delle storie leggendarie, e poi giù, diretto, dove il mito torna ancora più a ritroso virando verso la Grecia, alla ricerca di quelle che furono le spiagge di Ulisse.


E proprio qui la navigatrice intravvede (metaforicamente parlando, in realtà lo rileva grazie ai congegni GPS) un porto all’orizzonte. E’ sicuro, tutto indica che c’è. La richiama come il canto di una sirena. Il risultato sarà lo stesso. La nave si incaglia, picchia contro gli scogli, ballonzola pericolosamente come un ramo d’albero infranto chissà dove e finito nella spiaggia. La navigatrice è giunta al famoso porto di Rio Martino. Un po’ tutti i giornali hanno riportato questa notizia, ancora non si sa se per un errore del Gps o per imperizia della navigatrice o, ancora, perché effettivamente viene registrato un porto virtualmente inesistente o inadatto ad un’una imbarcazione di quellsa misura. Il risultato però è assurdo, spettacolare, fuori dalle righe di un normale pomeriggio dove in molti che il porto lo usano più per passeggiare o per la piccola pesca da intrattenimento che per ormeggiare, si trovano a vedere la penosa carcassa del bianco veliero maltrattata dalle onde e percossa dagli scogli.

Qui dove un’impronta di dinosauro giace abbandonata in un cantiere e da anni si promette che andrà nel posto che gli compete (un museo) ma resta sempre lì. Qui dove i nastri sono stati tagliati e gli annunci fatti ma poi resta tutto fermo e penosamente franante. Qui dove da anni e anni si parla di bonificare l’area da costruzioni fatiscenti, ecco qui è finito il viaggio della navigatrice che ha riperso le rotte antiche e si è schiantata contro un porto fantasma non si sa ancora per quale motivo. Magari non è stata davvero colpa di nessuno e volendo si potrebbe trovare pure un risvolto quasi positivo. Un abile comunicatore di marketing direbbe che il porto di Rio Martino attira già imbarcazioni di lusso ancora prima di aprire. Peccato che poi finiscano con rischiare l’affondamento. “Non esiste vento favorevole – diceva Seneca – per il marinaio che non sa dove andare”. Noi possiamo invece dire “non esiste approdo possibile per il navigatore che crede di entrare in un porto e invece approda a Rio Martino”.