Ladro e sedicente terrorista islamico, indagini nella Capitale. L’imam di Fondi: “Difendiamo questo Paese”

Intanto, in attesa di eventuali riscontri oggettivi alle parole del presunto “soldato” dell’Isis, da Fondi si leva la voce dell’imam del centro culturale islamico di via Volta, a capo di una comunità di fedeli che nel comprensorio conta centinaia e centinaia di persone, non solo migranti.


Una figura autorevole che negli anni non ha perso occasione per spendersi a favore dell’integrazione e della pace, Othman Naser, ripudiando pubblicamente ogni forma di violenza e integralismo religioso. Nota, la sua posizione contro il terrorismo, definito come «un virus distruttivo». Posizione condivisa, fino a prova contraria, dalla totalità delle persone raccolte attorno alla moschea fondana. «Per tutti coloro che non accettano un islam moderato, che è quello ad esempio divulgato dal nostro centro culturale, è giusto che la legge faccia il suo lavoro. Ed abbiamo grazie a Dio chi lo sta facendo, le forze dell’ordine. Siamo con loro, e vogliamo che continuino su questa strada», ha detto una volta ascoltato da h24notizie. Per rendere meglio l’idea, un esempio semplice quanto indicativo: «Se compri una cassa di mele e dentro ce n’è una marcia e la lasci, si sa cosa succede dopo. Se la levi subito, hai salvato tutta la cassa».

In merito a quanto accaduto sabato nell’isolato villino nelle campagne fondane – e reso noto per via ufficiale dalla polizia solo due giorni dopo per motivi investigativi -, l’imam si dimostra stupito del “furto con terrorista”: «Fondi non è una zona calda. Anzi, in tutta Italia è una delle zone più tranquille. Se l’arrestato non è un malato di mente, la polizia farà il proprio dovere e quello che c’è verrà fuori. Se invece dichiararsi dell’Isis è stato un ‘vanto’, peggio per lui. Non si gioca con questi nomi e con queste cose. E poi: con un accendino vicino un bombolone di gas? Ma nemmeno per scherzo».

Ad ogni modo, il pensiero della comunità islamica di questa fetta del Sud pontino è chiara, dice l’imam: «Se sappiamo qualcosa, non rimane da noi. Questa è la nostra città, siamo suoi cittadini e quindi ci interessa che resti una città tranquilla. Abbiamo ottimi rapporti con tutti, non deve venire un ‘pinco pallino’ (sì, l’imam, d’origine egiziana, usa proprio questa espressione – ndr) a guastare la nostra serenità, la fratellanza, l’amicizia con la gente». Ed ancor più nello specifico: «Noi lo diciamo ad alta voce. Non solo a livello della nostra città. Questa nazione ci interessa perché qui viviamo, è la casa madre. Anche religiosamente, è giusto che difendiamo questo Paese. La fede islamica dice questo. E che molti di noi non sono ancora cittadini oppure sono provvisori non vuol dire niente». Non fa alcuna differenza, sostiene la guida spirituale della moschea di via Volta.

Per finire con un altro esempio, questa volta “alto”, preso direttamente da un detto del Profeta: «Se sei nella misericordia del creatore e non ringrazi, viene a mancare senza che te ne accorgi. Significa che se stai bene, tranquillo e in pace, quando altrove c’è gente che soffre o è in guerra, devi continuare a proteggere la situazione in cui vivi. E se non ringrazi, comportandoti male, andando su una strada sbagliata, automaticamente perdi questa misericordia».