Terrorismo, blitz a Roma e Latina: “Non sono lupi solitari, erano radicalizzati”

Cinque arrestati, tutti tunisini, accusati di far parte di una rete legata ad Anis Amri, l’attentatore ucciso a Sesto San Giovanni ,famoso alle cronache per i fatti di Berlino avvenuti a dicembre del 2016, e per aver fra l’altro vissuto ad Aprilia. Questo il bilancio dell’operazione condotta dalla Digos di Roma e da quella di Latina.

I reati ipotizzati sono addestramento e attività con finalità di terrorismo internazionale e associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.


“Si è evitato che dalla fase di radicalizzazione si sfociasse in una attività terroristica” Sono le parole del pm Sergio Colaiocco riportate dall’Ansa. “ Non c’è alcun elemento concreto che facesse pensare alla preparazione di un attentato ma ci sono elementi che fanno pensare che si stessero preparando a questo”

Tra i cinque destinatari delle ordinanze anche un tunisino residente a Latina. A carico dell’uomo ci sono gravi indizi su un’attività di auto-addestramento attraverso internet con finalità legate alla progettazione di un attentato terroristico. Sempre secondo gli inquirenti l’uomo sarebbe stato legato ad Anis Amri: a lui il compito di procurargli falsi documenti di identità per lasciale l’Italia.

Sono 20 in totale gli indagati dalla Procura di Roma. Si tratta di persone che gravitavano a Latina e nel Lazio e che sono stati monitorati dopo l’attentato di Berlino e l’uccisione, a Sesto San Giovanni, di Anis Amri. “Abbiamo individuato tutte le pedine – hanno spiegato gli investigatori in conferenza stampa – si trovavano nel Lazio e avevano un collegamento con Amri, anche se non diretto. Non siamo in presenza di lupi solitari ma tra di loro c’erano diversi radicalizzati». Nell’ambito dell’operazione sono tuttora in corso perquisizioni nelle province di Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo.