Il ricordo di Terraurunca nel centocinquantasettesimo della Battaglia di Mola

Il prossimo 4 novembre ricorrerà il centocinquantasettesimo ricordo della Battaglia di Mola – a ricordarlo è il presidente dell’associazione Terraurunca, Daniele Iadicicco – . Questa, combattuta da soldati piemontesi da un lato ed esercito borbonico dall’altro, fu il preludio dell’assedio di Gaeta che pose fine per sempre all’esistenza del Regno delle Due Sicilie, per fare spazio al nascente Regno d’Italia.

Senza entrare nei meandri del revisionismo storico, non possiamo che registrare la cruenta battaglia che vide impegnati i ‘Granatieri di Sardegna’ e da mare la modesta flotta italica che bombardò Formia per quasi otto ore ‘lasciando la strada ingombra di cadaveri’ secondo quanto scrive G. Oddo nel 1863.


Nel centocinquantesimo dell’unità d’Italia si provvide a bestemmiare, a mio avviso, verso quel ricordo dando medaglia e cittadinanza a quei soldati che invasero Formia costringendola a quell’orrore senza menzionare chi difendeva legittimamente la sua casa, la sua terra ed il suo Regno.

Fu poi posta una lapide a ricordo del soldato ‘Antonio d’Elia’ dell’Armata di mare delle Due Sicilie a Piazza Risorgimento. Unico militare, secondo alcuni studi, di Formia ad essere morto proprio nella Battaglia di Mola. La targa oggi è sparita e non ve ne sono tracce, avendo lasciato spazio a ‘monumenti’ privi di storia e dignità.

Ma che colpa avevano quei formiani che da soldati hanno adempiuto al loro dovere, spesso fino all’estremo sacrificio? Perché i figli dei loro figli, non solo non li ricordano ma celebrano i loro nemici?

In quell’esercito militarono e morirono molti soldati di Formia. Vogliamo con questo articolo ricordarne alcuni che, grazie all’eroico sforzo di lavoro di ricercatori come il Dott. Luca Esposito di Napoli, oggi possiamo facilmente identificare e quindi ricordare.

Partiamo dalla rocambolesca storia di Girolamo Ciardi. Nacque a Mola di Gaeta il 30/10/1808, era capitano del 1° reggimento di linea quando fu chiamato per la campagna militare del 1860. Il primo servizio lo svolge in Calabria dove si sbandò. Pian piano riuscì a raggiungere il Volturno dove si ricostituisce il reggimento. A quel punto partecipa alla campagna militare in Molise dove sfugge ai piemontesi al Macerone (CB), a differenza di buona parte del suo reggimento i cui militari finiscono come prigionieri. Lui riesce a raggiungere Gaeta con quel che rimane del reggimento. E’ presente alla difesa di Gaeta, passando a militare nel 4° cacciatori.

Altri militari, Cannonieri e Marinai, di Formia che parteciparono all’Assedio di Gaeta erano: Erasmo Palmani, Erasmo d’Arco e Luigi Trani. Immaginiamo il loro sacrificio che, per difendere la patria ed assolvere al loro dovere, dovevano difendersi da nemici assediati nella loro Formia.

Anche Castellone chiaramente aveva i suoi ragazzi impegnati nelle operazione militari: Vincenzo Martino del 15° di linea e Francesco Marzullo del 14° di linea. Su di loro si sa davvero poco purtroppo.

Se questi sono i soldati di Formia impegnati nella difesa delle Due Sicilie vogliamo ricordare invece quei ragazzi provenienti da altre regioni del Sud che morirono per difendere Mola nella battaglia del 4 novembre. E’ a loro che sarebbe dovuto andare il ricordo del 150° anniversario dell’Unità.

In quel giorno morirono molti soldati, i pochi che possiamo con certezza identificare sono: il Capitano svizzero Fevot, il Capitano Ferdinando De Filippis del 10° cacciatori, ferito a Formia poi morto per le ferite a Gaeta ed il tenente Casimiro Brunner.

Scrivere di persone e storie mai ricordate da nessuno da’ una soddisfazione più grande di qualsiasi medaglia o onorificenza dando sollievo alla memoria di ragazzi giovani e di buona volontà, dimenticati dalla italica memoria”.