Dal massacro in casa a quello mediatico. Un giallo che “tira”, quello dell’omicidio del 79enne Vincenzo Zuena, avvenuto a Fondi lunedì. E che mercoledì pomeriggio, tra una speculazione e l’altra, ha portato a strascichi polemici in diretta nazionale. Col sindaco di Fondi indignato, e ritrovatosi nuovamente impegnato in un testa a testa con mamma Rai.
Questa volta a scatenare la bagarre è stata “La vita in diretta”, lo storico programma di viale Mazzini nato grazie all’intuizione dell’attuale sindaco di Ponza Piero Vigorelli ed ora condotto dal duo Cristina Parodi – Marco Liorni. Un focus sul delitto Zuena, con tanto di inviata in via Madonna delle Grazie, andato in onda nel primo pomeriggio, quando i più sorseggiano un caffè. Poi, la parola agli ospiti in studio. Apriti cielo. Una manciata di minuti, un mezzo pandemonio. Ombre, sospetti, inesattezze, ipotesi gettate in pasto agli spettatori, a voler essere cauti, alla bell’e meglio. Dalla tragica morte di Vincenzo Zuena allo “scioglimento per camorra del Comune di Fondi”.
E così, in un crescendo rossiniano, c’è chi è arrivato a “pensare ad un orientamento (degli inquirenti, ndr) ad indagare nel mondo degli affari”, facendo subito dopo riferimento a presunte quote della vittima in un lido balenare di Sperlonga, “posti molto ambiti”. E chi, come la giornalista di Repubblica Federica Angeli, ha tirato in qualche modo in ballo la mafia. “Ho scritto molto di quella zona”, ha sostenuto davanti le telecamere, zona che “indagini dell’antimafia dimostrano molto legata alla camorra, tant’è che fu uno dei Comuni sciolti per camorra”. Fatto però mai avvenuto, considerato che nel 2009 l’allora Giunta Parisella si “autoliquidò”, con dimissioni in massa di sindaco e consiglieri comunali, prima della decisione finale del Consiglio dei Ministri presieduto da Silvio Berlusconi (ministro degli Interni era Roberto Maroni, oggi governatore lombardo). Di più. Pur non collegando necessariamente l’omicidio dell’anziano alla criminalità organizzata, la Angeli ha incalzato, ricordando che la “storia giudiziaria ci insegna che gli anziani della zona, spesso nelle inchieste più importanti, fungono da prestanome della camorra per avere degli appalti. (…) Non possiamo non tener conto del contesto in cui è avvenuto questo omicidio”.
Tutto nel calderone. E a ben poco sono servite le parziali scuse in diretta, in chiusura di trasmissione, dei conduttori: sulla scorta di una nota inviata all’istante dal sindaco di Fondi, hanno precisato come in effetti lo scioglimento dell’assise comunale per mafia non fosse mai avvenuto. La “frittata”, però, era ormai cosa fatta. E il caffè a molti ormai andato di traverso: Fondi e comprensorio provincia di Casale.
“Sono stanco del ripetersi di queste situazioni in cui i mass media nazionali e locali dipingono la città come terra di camorra, con un Consiglio comunale a loro dire sciolto per mafia”, ha commentato amaramente Salvatore De Meo. “In questo modo sta diventando di dominio pubblico un’immagine del nostro territorio non veritiera, che non ha alcun fondamento con la realtà dei fatti”.