La storia infinita del pastificio Paone, il tribunale “boccia” la Cassazione: confermato il sequestro

L'ex pastificio Paone

Il Tribunale di Latina conferma il sequestro del pastificio Paone di piazza Risorgimento a Formia. La sentenza, arrivata lunedì, e firmata dal giudice estensore Luigi Giannantonio, era stata richiesta dalla Corte di Cassazione che aveva di fatto ritenuto non corretta la decisione del sequestro rimandando al Riesame. Ma il Tribunale di Latina, con una lunga e articolata sentenza di poco meno di 40 pagine, continua a mantenere la propria tesi in disaccordo con la stessa Corte. Insomma un vero muro contro muro tra i due gradi di giudizio, che promette certamente nuovi capitoli a distanza di circa 8 anni dall’inizio del progetto di riqualificazione del pastificio, in centro commerciale, perchè certamente la famiglia Paone, Erasmo e Fulvio in nome della società, e Stefano a titolo personale, indagato e coinvolto nell’indagine Sistema Formia, torneranno a chiedere spiegazioni agli Ermellini.

PERCHE’ IL TRIBUNALE SI OPPONE NUOVAMENTE ALLA CASSAZIONE? Dopo la prima istanza di dissequestro presentata dall’allora amministratore Stefano Paone, e dello studio legale Ferraro e Lancia, nel 2014 – perchè nel frattempo si era deciso di cambiare il progetto finito nel mirino della Procura, riducendo le superfici di riqualificazione, e andando così incontro alle contestazioni della Procura – la Procura rifiuta la nuova versione progettuale meno impattante e così inizia una lunga sequela giudiziaria tra dissequestri, nuovi sequestri, appelli, Riesame e Cassazione. Insomma una storia infinita.


Ora, secondo la Cassazione, il Tribunale doveva di fatto valutare se il lotto è intercluso e se il secondo permesso a costruire – rilasciato dall’ex dirigente Roberto Guratti – è legittimo oppure no. Secondo il Tribunale il nuovo permesso a costruire è illegittimo perché il Comune non poteva rilasciarlo in assenza di piano particolareggiato. Che è una sorta di piccolo piano regolatore che si redige in aree poco urbanizzate. E la prima contestazione, da molto tempo a questa parte, dei vari collegi difensivi, è proprio che l’area è tutt’altro che non urbanizzata: c’è un ospedale, bar, negozi, edifici residenziali e altro. Va inoltre detto che – date le opposizioni dei collegi difensivi della società Paone e di Stefano Paone – secondo l’articolo 9 del testi unico dell’edilizia il piano particolareggiato non è necessario laddove l’area è già urbanizzata. E chi lo dice che l’area è già urbanizzata? Lo dice – almeno per ora – solo l’ingegner Giarnella, ovvero l’unico tecnico chiamato ad esprimersi su tale aspetto, e che con ben due perizie ha ritenuto l’area urbanizzata, quindi senza necessità di un piano particolareggiato per il permesso a costruire. Nel frattempo, e nonostante le sollecitazioni proprio della Corte di Cassazione, la Procura non ha mai fatto lo stesso per confermare la validità del sequestro, ovvero una perizia di parte per affermare il contrario.

E, infine, ultima annotazione: ma se anche il secondo permesso è illegittimo perché l’ex dirigente comunale firmatario Roberto Guratti non è stato denunciato al pari della sua omologa firmataria del primo permesso Stefania Della Notte? (Entrambi sono tuttavia indagati nell’indagine Sistema Formia per associazione per delinquere).

IL PASTIFICIO NEL SISTEMA FORMIA E NEL SISTEMA LOLLO. Viene da chiedersi allora perchè va in scena questo scontro tra Cassazione e Tribunale per il sequestro dell’area con tutto quello che tale situazione comporta? Va ricordato in questo senso che proprio presso il Tribunale di Latina è attualmente in corso il processo sul cosiddetto Sistema Formia. Ovvero quell’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati – che vede coinvolte 19 persone, tra cui politici, amministratori comunali e imprenditori – e che poggia le sue fondamenta nella contestazione dei vari reati commessi in una serie di vicende, proprio su due grandi questioni capofila dell’inchiesta del pubblico ministero Giuseppe Miliano: ovvero il complesso residenziale di Aurora Immobiliare e il progetto del pastificio Paone. Sul primo è già stata messa la parola fine, proprio dalla Cassazione, e il cantiere è stato dissequestrato. Anche qui salvo attendersi nuovi colpi di scena prima della sentenza definitiva. E’ chiaro che una tale evoluzione anche per il pastificio toglierebbe quelle fondamenta investigative che reggono il castello accusatorio dell’associazione a delinquere portando ripercussioni nel processo del Sistema Formia.

Anche perchè nello stesso Sistema sono coinvolti per l’associazione a delinquere l’ex sindaco di Formia Michele Forte, l’attuale consigliere comunale Antonio Di Rocco, l’ex consigliere comunale Antonio Calvano, detto Totò, i dirigenti comunali Roberto Guratti e Stefania Della Notte, e il tecnico e attuale consigliere comunale, che si era candidato a sindaco con il Pdl, Erasmo Picano. Va detto che tra questi, il primo che si interessa del pastificio Paone e in qualità di consigliere comunale fa per primo l’accesso agli atti per vederci più chiaro, è Totò Calvano, un personaggio border line, per chi lo conosce e anche per chi non lo conosce può farsi un’idea dalle intercettazioni. Con frequentazioni che hanno fatto molto rumore vicine agli ambienti della criminalità organizzata. E proprio dalle intercettazioni è chiaro come interlocutore telefonico privilegiato – e forse non solo telefonico – di Calvano è l’ex assessore Raffaele Ranucci, oggi indagato nel sistema corruttivo del giudice pontino Antonio Lollo per ottenere incarichi e consulenze nel fallimento delle aziende del territorio. E nel tritaziende di Lollo ci finisce pure il pastificio, ecco lo stralcio dell’intercettazione tra lo stesso Lollo e il commercialista Marco Viola, anch’egli arrestato: “Mo stiamo cercando di vedere con Massimo (potrebbe riferirsi al commercialista Massimo Gatto, altro commercialista indagato) se riusciamo a portà Paone a Latina”. Risponde Viola: “Eh sì, Paone non è male”. Ancora Lollo: “Ma stai scherzando? Paone è più grande di Rizzardi.

Il pastificio Paone sembra essere una pietra angolare sul quale si sono poggiate diverse storie, tra le più oscure e controverse, degli ultimi anni. Viene da chiedersi ma chi potrebbe mettere le mani sull’ex pastificio se l’azienda dovesse fallire. A questo proposito infatti è bene ricordare che contemporaneamente al Tribunale di Cassino è aperta una procedura fallimentare e un concordato è in corso per ripianare un buco nelle casse della società di circa 10 milioni di euro. E’ chiaro che il sequestro accelera la scomparsa della storica azienda formiana, impedisce l’occupazione di diverse decine di posti di lavoro, la riqualificazione di un sito commerciale in città e anche il lavoro di chi oggi è dipendente dello stabilimento Paone di Penitro. Ma insomma se è stata violata la legge è giusto così. Eppure viene da chiedersi che fine farà tutto questo. Quanto siano stati importanti le strane attività e amicizie di Calvano, o la sete di denaro dei personaggi del Lollo Gate o, ancora, la volontà di impadronirsi dell’immobile da parte della camorra, come ebbe a dire proprio Erasmo Paone.

E LA POLITICA? E la politica che fa? Dopotutto la vicenda ha un’origine proprio in seno al Consiglio comunale. Nelle trame si inseriscono diverse figure politiche tuttora presenti nella massima assise civiva cittadina. Dopotutto sono gli stessi da diverse decine di anni. Eppure nessuno dice una parola. Sono in ballo i destini di decine, centinaia di persone. Una crescita occupazionale rilevante per la città. Uno sviluppo urbanistico e commerciale di non poco conto. La riqualificazione di un’area strategica all’ingresso di Formia. Oltre che una storia imprenditoriale che affonda le radici nell’identità stessa della città. Eppure a nessuno sembra importare niente … o meglio più niente. E come se si volesse far trascorrere il tempo, vedere la fine e un nuovo inizio. L’attuale amministrazione comunale arrivò persino a formulare l’ipotesi di riutilizzare il pastificio come appendice dell’ospedale Dono Svizzero di Formia al quale sarebbe stato collegato con un passaggio rialzato. Anche perché le promesse da campagna elettorale di Bartolomeo e del presidente Zingaretti circa la certezza di costruire il policlinico del Golfo, sono svanite come neve al sole. Al pari di molte altre storie raccontate per vincere le elezioni.