Inchieste, Fabio Bernardo D’Onorio da Veroli: l’ex arcivescovo giornalista

Terminato il mandato di Fabio Bernardo D’Onorio nelle vesti di arcivescovo dell’arcidiocesi di Gaeta. Quasi nove anni sono passati dalla sua nomina, formalizzata dall’allora Papa in carica, attualmente emerito, Benedetto XVI, il 20 settembre del 2007. E allora vale la pena ripercorrere il mandato del presule, che si è fatto notare tanto per le sue discusse e controverse innovazioni, quanto per il fondamentalismo oltranzista riguardo a certi altri temi. Arrivando persino a collezionare la proposta di petizione popolare, da rivolgere direttamente alla Santa Sede, per chiederne, da parte di alcuni fedeli, la deposizione anticipata dalla guida dell’arcidiocesi gaetana.

https://youtu.be/8zQOfWUWFoA


(GAETA, GIOVEDI’ 21 APRILE 2016)

Con Papa Benedetto XVI
Con Papa Benedetto XVI

L’arcivescovo Fabio D’Onorio, all’esito della professione dei voti avvenuta quando aveva 22 anni, sceglie di aggiungere Bernardo al proprio nome, in onore dell’omonimo Santo, che si contraddistinse per la sua forte attenzione alle vicende politiche del suo tempo. Come accaduto a “Sua Eccellenza”, che nella politica del suo tempo, specie quella locale, e quella gaetana in particolare, ha coltivato grande coinvolgimento e presenzialismo, perlopiù al fianco di coalizioni di centrodestra, dall’attuale sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano a quello precedente di Formia Michele Forte, però strizzando l’occhio anche a sinistra: storica l’amicizia con il senatore Claudio Moscardelli. Una passione politica confermata da un’altra controversa venerazione, quella per San Nilo, da lui stesso definito “un autentico Santo gaetano”, a differenza dei Santi Erasmo e Marciano, che ha sempre voluto sostituire col primo, eleggendolo a vero patrono della città di Gaeta, per la sua “capacità di attivarsi in ambito sociale e politico”. Una vicenda non solo religiosa, quindi, ma anche politica, che conserva il veleno nella coda, alla luce delle recenti rivelazioni dell’Ipab SS Annunziata, riguardo ai rapporti con Raniero De Filippis, le convenzioni non rispettate, le opere d’arte non restituite e i finanziamenti regionali non ancora “ricambiati”.

Nelle pagine seguenti la storia religiosa e politica dell’ex arcivescovo